Con i suoi muscoli, con la sua crescita del 5% per il terzo trimestre, l'America ieri ha mostrato agli increduli, ai professori, alla Germania, ai falchi “antieuropei”, di aver aver avuto ragione: lo stimolo a oltranza dell'economia funziona.
Invidiamoli un pochino dunque, questi americani, oggetto di mille attacchi di molti europei, perché loro sotto l'albero di Natale di questo 2014 non troveranno come noi il carbone. Troveranno il miglior dato di crescita in dieci anni, trovaranno una delle più forti correzioni del dato mai rilevate, dal 3,9% (già incredibile dal punto di vista europeo) appunto al 5%. Soprattutto troveranno un mercato del lavoro che ha creato 11 milioni di posti in pochi anni. Cominceranno anche a trovare un aumento dei salari medi e la speranza di diminuire la sperequazione. Troveranno anche un indice Dow Jones che ha sfondato quota 18.000. Invidiamoli un pochino perché chissà che da questo sentimento generalmente deprecabile non ne nasca un altro molto importante e che ostinatamente rifiutiamo in una certa parte d'Europa, quello dell'emulazione. L'America ha puntato su tre elementi di traino che in Europa finora abbiamo sottovalutato. Il primo è quello appunto degli stimoli economici a oltranza: uno stimolo fiscale per quasi mille miliardi in uscita dalla Grande Recessione e uno stimolo monetario che continua ancora oggi, con la recente promessa di molta “pazienza” da parte della Fed, prima di cedere alla tentazione di un aumento dei tassi di interesse. Il secondo è quello di aver puntato molto sul settore manifatturiero avanzato. L'amministrazione Obama ha lanciato centri di eccellenza, ha incoraggiato e finanziato iniziative fra pubblico privato e università. E ha recuperato quasi 700.000 nuovi occupati in un settore dato per morto. L'esempio più eclatante? Detroit e il settore auto: i finanziamenti del governo a un settore che da un nuovo posto di lavoro ne crea altri due in altri settori erano stati demonizzati.