Alberto Pasolini Zanelli
Non tutti i conti tornano nella
Superpotenza. Ci sono anzi importanti differenze tra le cifre che dovrebbero
esserci e quelle che non ci sono. Se tutti i dati comparissero nello stesso
librone, questo avrebbe tante pagine bianche o mancanti, come strappate. Per
esempio nell’elenco di cifre o di persone che dovrebbero esserci e invece non
ci sono. Bisogna cercarli a una specie di sportello degli oggetti smarriti. In
questo caso sono persone. Un milione e mezzo, tutte di sesso maschile, tutte di
pelle nera. Con una grande diseguaglianza fra i due sessi. Mancano i maschi,
tanti. A New York non rispondono all’appello 120mila uomini di origini africana
fra i 25 e i 54 anni di età. A Chicago 45 mila. A Philadelphia ne mancano
30mila. Negli Stati del Sud diverse centinaia di migliaia in totale un milione
e mezzo che dovrebbero esserci e non ci sono. Una cifra impressionante e senza
paragoni al di là delle frontiere. In totale per ogni cento donne a piede
libero ci dovrebbero essere 83 uomini, che invece compaiono nella colonna dei
“dispersi”. Più “nera” è la composizione etnica di una città, più il deficit è
importante. E più si nota che la sproporzione fra i sessi non esiste nelle
altre componenti etniche degli Usa. Per cento donne bianche ci sono 99 maschi. Per
quelle nere di città come North Charleston, nella Carolina del Sud, manca
all’appello un uomo su quattro, quasi un record. A far peggio c’è quasi solo
Ferguson, la cittadina del Missouri che è da mesi nelle cronache mondiali per
l’“incidente” di un paio di mesi fa del poliziotto che uccise un giovane nero
disarmato: per ogni cento donne di origine africana che ci abitano, ci vivono
appena sessanta maschi. Sono dati paragonabili a quelli prodotti, in una
nazione popolosa, da una guerra mondiale (dai tempi in cui le donne non
facevano il soldato).
Averne notizie è invece semplice:
su quel milione e mezzo che manca in totale, 600mila sono in prigione e 900mila
al cimitero. A evitare equivoci e a rendere le cifre più leggibili, si tiene
conto solo degli adulti (fra i bambini la discrepanza non esiste) e degli
anziani. Una percentuale importante dei “mancanti” rivela che non sono
“deceduti per cause naturali”. La causa più frequente è l’omicidio, addirittura
più ricorrente, in questa classe di età, dell’infarto e degli incidenti
stradali o sul lavoro, soprattutto nell’età fra i 30 e i 40 anni. Non è dunque
confermata dalle statistiche la diffusa convinzione che la fase più pericolosa
della vita per gli americani dalla pelle nera sia l’adolescenza. Di conseguenza
i risvolti sociali del fenomeno sono più gravi, dal momento che a “sparire”
anzitempo sono soprattutto gli uomini che dovrebbero essere sposati e mantenere
la famiglia. La loro assenza è la causa principale della disgregazione del nucleo
familiare e dei “disordini” dei giovani e dei ragazzi. Un’altra conseguenza è
la scarsità dei matrimoni e dunque l’abbondanza delle giovani donne che vivono
sole e delle famiglie con la sola madre e con i figli di padri multipli da
relazioni brevi.
Ma la radice più tipicamente
americana di questo fenomeno è, ancor più della mortalità, il sistema
giudiziario. A parità di reato commesso, le sentenze degli Usa sono incomparabilmente
più “alte” e più “lunghe” che in qualsiasi Paese europeo. Si calcola un rapporto,
ad esempio in paragone con la Gran Bretagna, di uno a quattro. Gli ergastoli
non sono eccezioni ma quasi la regola. In Stati come la California, per
esempio, è obbligatorio per i giudici comminare il carcere a vita per chi abbia
commesso più di due reati, non importa di quale gravità, inclusi i furti di una
pizza. La disposizione è conosciuta appunto come “tre pizze e un ergastolo”. Ma
anche altrove i può essere condannati a trent’anni per un furto e scomparire
così dalla vita e dalle statistiche. E queste abitudini draconiane colpiscono
soprattutto i giovani di colore. Non è esatto, dunque, che la colpa delle
malattie. Negli ultimi trent’anni la mortalità di questo gruppo razziale è
diminuita di più di quella fra i bianchi, soprattutto nelle malattie come
l’Aids, che inizialmente colpiva di più i giovani di pelle nera. Ha invece
continuato a crescere la somma delle carcerazioni. Si muore di meno, fra i
giovani blacks, ma si va più spesso e
più a lungo in prigione. In ambedue i casi si “sparisce” nelle statistiche.