Aldo Perna
A cavallo tra l’800 e
il 900, al ritmo di un milione l’anno, gli europei migrarono nelle
Americhe. L’esodo raggiunse proporzioni gigantesche finendo per
interessare il 10% della popolazione italiana, l’8% dei norvegesi, il 5% degli
spagnoli, il 7% degli irlandesi, il 7% degli inglesi. Negli anni 60 la
Germania occidentale in piena rinascita industriale, assorbì fino 10 milioni di
migranti in gran parte provenienti dal Sud dell’Europa. Oggi il suo Parlamento
conta deputati di seconda e terza generazione di diverse nazionalità, oramai
pienamente integrati nella cultura tedesca.
I popoli sono sempre
fuggiti dalla guerra e dalla povertà. La seconda è sopportabile, la prima no e,
infatti, la composizione della folla che da anni si imbarca sui trabiccoli del
mare cambia come i colori della disperazione dell’Africa infiammata o del
vicino oriente in guerra.
Nel Marzo del 1991,
caduto il regime comunista, una moltitudine di albanesi fuggì dalla grande
prigione a cielo aperto dell’Albania di Enver Hoxha e si riversò sulle coste
brindisine. Quasi trentamila arrivi in pochi giorni, un esodo biblico. Ma è
dalle coste marocchine, tunisine, libiche e siriane che partono le migrazioni
per la libertà.
Appena cessano i
conflitti si fermano le ondate di migrazione. Dall’Albania candidata a entrare
nella UE non arrivano più barconi di disperati, e anche i Tunisini dopo la
Primavera araba salgono con meno frequenza su quelle barche.
Le migrazioni sono un
fenomeno insuperabile, l’uomo si è sempre spostato alla ricerca di una vita
migliore. Quello che è superabile è invece il racket criminale che lo gestisce
e i milioni di euro che transitano dalle mani dei migranti a quelle
insanguinate di organizzatori senza scrupoli.
Nonostante un muro
degno della grande muraglia cinese, i messicani continuano a entrare negli
Stati Uniti. Incuranti delle migliaia di morti e del rischio concreto che sulla
prossima zattera che si rovescerà possano esserci loro stessi, i migranti si
affollano dentro i lager sulle coste africane gestiti dai negrieri del nuovo
millennio. Qui consegnano i denari all’organizzazione, ricevono
l’indottrinamento sul comportamento da tenere e aspettano la data fissata.
Come avviene per la
droga che a dispetto delle tonnellate sequestrate, continua ad arrivare sui
mercati dell’occidente, così i migranti sono inarrestabili. Alzate un muro, lo
scaleranno o vi passeranno sotto. E anche se il mare è una barriera letale chi
ha certezza di morire in patria affronta volentieri il rischio di morire in
mare.
Come il traffico di
droga corrompe guardiani e tutori, apre ogni porta e fa chiudere gli occhi a
chi dovrebbe tenerli aperti, così i migranti si addensano sulle coste da punti
a tutti noti per prendere il mare senza che le corrotte autorità che dovrebbero
fermarli muovano un passo. Solo se la tragedia è fuori consuetudine suscita
rabbia e indignazione. I 350 morti di Lampedusa del 2013 hanno acceso i fari
europei sulla vicenda, i 50 morti nel mare di Trapani dieci giorni dopo
divennero statistica per la cronaca, i 700 morti di qualche giorno fa hanno
riattizzato polemiche e fatto emergere responsabilità, codardie e opportunismi.
E quando la memoria di questa tragedia si affievolirà, la cronaca, come una
diabolica macchinazione, ci regalerà altri morti a decine, a centinaia, a
migliaia. E' una guerra non dichiarata contro il mare, la sorte, la
disperazione, per la speranza di un'altra vita e un altro futuro. Solo che le
ali di questo volo verso la speranza sono insanguinate, hanno le
sembianze, l’arroganza e la malvagità di un sistema che mira a estrarre il
massimo profitto da un’immane catastrofe umanitaria.
Per fermare il traffico
di droga che arricchisce le organizzazioni criminali, la Direzione Nazionale
Antimafia ha proposto la legalizzazione delle droghe leggere. Dopo decenni di
repressione ci si accorge che non si può svuotare il mare del traffico con il
cucchiaino della repressione. Allo stesso modo anche per i migranti occorre una
nuova visione europea che legalizzi il processo migratorio sottraendolo ai
negrieri del nuovo millennio.
Aldo Penna