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Derivati killer? Appello a Matteo Renzi


Guido Colomba

I derivati "swaption" sui tassi di interesse? Che cosa sono? Equivalgono alla vendita di un'opzione, cioè lo Stato che vende assicurazioni sul proprio debito, anziché comprarle, assumendo un rischio illimitato. Di fatto i derivati di questo tipo, intrapresi dal Tesoro con venti banche estere, sono divenuti un ostacolo all'azione dei governi in carica che si sono trovati con le armi spuntate a fronte di decisioni prese negli anni precedenti a partire dal 1999. Sono stati contrattati da un manipolo ristretto di cinque-sei dirigenti dello Stato (stranamente imitati dagli enti locali italiani). Non è nemmeno chiaro se vi sia stata una esplicita autorizzazione del ministro del Tesoro. Negli anni cruciali 2011-2014 di crisi del debito e di "spending review" questi contratti hanno già prodotto uscite pari a 12,4 miliardi (di cui 3,1 miliardi incassati da Morgan Stanley alla fine del 2011). Altro che manovre correttive (l'Imu vale 4,5 miliardi) ... Non a caso l'economista Paolo Savona, testimoniando alla Camera, ha detto: " Nel settore pubblico i derivati andrebbero evitati o almeno garantiti con un fondo di riserva approvato dal Parlamento". Prima regola per gestire i derivati? "Non crearli - ha risposto Savona - poiché qualsiasi regolamento sui derivati si faccia, il mercato lo aggirerà e, quanto ai rischi, nessuno è in grado di valutarli". Parole profetiche. Purtroppo non vi è stata alcuna delibera del Parlamento né alcun annuncio governativo. L'economista Luigi Zingales che aveva denunciato sul Sole24Ore la poca trasparenza sui derivati si è visto rispondere, il 4 marzo scorso, in questi termini dal dg del Tesoro: "L'intervento risulta dannoso perché con argomenti infondati insinua dubbi sulla qualità della gestione del debito italiano". Ci sono voluti quasi due mesi per far emergere la gravità della situazione. Ora Padoan, chiaramente, non può o non vuole disconoscere l'operato dei dirigenti del Tesoro. Pertanto, ha annunciato alla stampa estera che il suo dicastero ristrutturerà i contratti in essere (senza però rendere pubblici il testo dei relativi contratti) per adeguarli e renderli quindi meno costosi visto che il Que della Bce finirà solo tra diciotto mesi determinando aspettative molto moderate sui tassi. Ai prezzi di fine dicembre 2014 la perdita potenziale, non effettiva, era superiore ai 42 miliardi. Ma appena sei mesi prima, secondo i dati pubblicati dal bollettino della Banca d'Italia (re: 6 novembre 2014), la perdita potenziale "mark to market" era di 34,4 miliardi. Vi è stato dunque un aumento in soli sei mesi di 7,6 miliardi di euro. Poi è scattata la manovra della Bce ed i tassi sono scesi ancora di più. Quindi è ragionevole calcolare un ulteriore forte peggioramento nei primi quattro mesi di quest'anno. Una situazione che rende chiaro il concetto di "rischio illimitato" e l'assenza di una gestione prudenziale. Si è venduto il futuro del Paese. Un appello a Matteo Renzi: i taxpayers italiani hanno diritto a maggiore trasparenza insieme alla verifica delle responsabilità individuali.