Guido Colomba
Anche le banche centrali sembrano
alzare bandiera bianca. La guerra delle valute non ha prodotto alcun
risultato. Ultima, in ordine di tempo, la decisione della banca centrale del
Giappone subito bilanciata dal rialzo del dollaro dopo le dichiarazioni del
presidente della Fed di New York. L'euro, in risalita a 1,11 sul dollaro, è
di nuovo sotto tiro. Con una deflazione (-0,2% in gennaio) inarrestabile, le
manovre di QE hanno perso gran parte del loro potenziale. Dunque, il peggior
timore si è avverato: siamo in una situazione a somma zero. I mercati ne
prendono atto ed accentuano la fuga dal rischio (il ribasso del petrolio
terminerà solo con la caduta dell'Isis e il riassetto medio-orientale). A tal
punto che il presidente della Bce, Mario Draghi, parlando della inflazione,
ha detto:"Ci sono forze nell'economia globale che cospirano per tenerla
bassa". Un commento inusuale nel lessico dei banchieri centrali. A chi
si riferisce? Sta emergendo una divaricazione con la
Germania (ed alleati nordici) del tutto nuova. Ciò spiega il
braccio di ferro sul riconoscimento preteso dalla Cina di "Nazione ad
economia di mercato" che danneggerebbe con milioni di disoccupati i
paesi dell'Europa meridionale come conseguenza delle politiche di dumping e
di sovvenzioni statali. Il riferimento politico è ovviamente la cancelliera
tedesca, Angela Merkel, la cui popolarità è ai minimi da quattro anni e
mezzo. Con questa tagliola il "sentiment"di Berlino è
disperatamente rivolto verso Est, cioè Russia e Cina. Ciò spiega la velocità
con cui si vuole attuare l'aiuto di tre miliardi di euro promesso alla
Turchia sul tema degli immigrati. Un regalo a senso unico per la rotta del
Nord. Purtroppo, questa strategia accentua i contrasti con Washington. il Congresso
e la Casa Bianca
stanno facendo di tutto per bloccarla. Non a caso il Segretario di Stato,
Kerry, ha lodato a Roma, due giorni fa, l'azione svolta dall'Italia ("un
alleato meraviglioso") in Iraq, Medio Oriente e Libia. Anche il viaggio
in Africa di Matteo Renzi (il terzo in un anno) rappresenta una chiara
demarcazione per andare alle radici delle motivazioni degli immigrati e per
contrastare l'azione pervasiva che la
Cina sta conducendo. Un obiettivo di certo preferibile alla
chiusura parziale delle frontiere europee (mini-Schengen) il cui costo
potenziale, in termini di Pil, ammonterà fino a 110 miliardi di euro (stima
del governo francese). La richiesta di "flessibilità" (per
disinnescare gli aumenti fiscali nel 2017) sulla legge di stabilità, richiesta
da Renzi a Bruxelles, appare fin troppo minimalista. A valle di tutto ciò vi
sono i mercati finanziari con la triplice crisi dei debiti (inclusi quelli
deteriorati delle banche), dei derivati e dei fondi sovrani. Questi ultimi,
colpiti dal crollo del petrolio, stanno attingendo al patrimonio fin qui
accumulato (oltre 7156 mila miliardi di dollari). Le vendite colpiscono tutti
i mercati. Come curare, in questo caos, i malanni dell'economia globale?
Terminata la luna di miele fra i mercati e le banche centrali, è giunto il
momento di lanciare con urgenza una nuova Bretton Woods.
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