(Beatrice Rangoni Machiavelli ci ricorda questo articolo che
volentieri pubblichiamo)
_________________________________________________
Il Sole 24 Ore
di Harold James
Oltre 500
anni dopo il suo Principe , Machiavelli riemerge come uno dei pensatori
politici più popolari d’Europa.
E difatti
il suo libro – uno dei primi manuali “pratici” di politica – ha consigli utili
da dispensare a chi deve prendere decisioni economiche in un momento di sfide
particolarmente complesse. Le autorità monetarie si sono appellate a
Machiavelli per capire l’approccio adottato dal presidente della Bce, Mario
Draghi. Il nuovo ministro dell’Economia francese, Emmanuel Macron, si sta
ispirando ad alcune idee di Machiavelli (sul quale peraltro ha scritto la tesi
di dottorato) per definire il suo piano di ammodernamento dell’economia del
Paese. Ed è stato chiamato «Niccolo M.» l’influente think tank che fa da
consulente al Cremlino sulle tecnologie di comunicazione di offensiva militare
e guerra ibrida.
Machiavelli,
però, viene mal interpretato. Il capitolo più noto del Principe, il XVIII, che
spiega in quali circostanze i prìncipi possono infrangere le promesse fatte
(anzi sarebbe «laudabile» che lo facessero), sembra dire che i governanti di
successo «della fede hanno tenuto poco conto, e che hanno saputo con l’astuzia
aggirare e cervelli delli uomini». L’interpretazione di questo capitolo è stata
spesso che i governanti dovrebbero mentire più spesso che possono.
Il
messaggio di Machiavelli era più complesso. Con un’analisi esperta delle tante
implicazioni del disattendere e “manipolare” la verità, l’autore del Principe
dimostra come la manipolazione possa funzionare solo se il governante riesce a
dare l’impressione convincente di non farlo. In altre parole, i leader devono
coltivare la propria reputazione di affidabilità e trasparenza, una lezione
che, evidentemente, il presidente russo Vladimir Putin non ha mai fatto sua. Le
politiche democratiche e il processo decisionale moderno si basano su promesse,
i partiti e i candidati politici usano le promesse per conquistare gli elettori
e successivamente il sostegno alle proprie politiche. La gente non avvallerà
promesse improbabili, soprattutto se i politici le fanno sembrare inaffidabili.
Una
variante di questo problema si verifica nelle politiche monetarie. Nel gergo
dei moderni tecnocrati monetari si parla di come «ancorare le aspettative». Una
forward guidance (la promessa sui tassi di interesse futuri) non è efficace
quando i decisori sono costretti ad ammettere che le circostanze possono
costringerli a cambiare idea – e politiche – senza preavviso.
Machiavelli
capì l'importanza della coerenza, con i prìncipi che davano sfoggio di virtù
per sostenere la loro immagine, gettando così solide fondamenta di politiche
efficaci. Eppure, la politica moderna tende a partire con il pragmatismo e
finisce con promesse non mantenute. All’Europa piace vedersi come una
costruzione postmoderna, ma uno dei tratti del postmodernismo è la riduzione
della vita politica a narrazioni di facciata o a gruppi di discussione sempre
diversi. La malleabilità delle politiche postmoderne è in netto contrasto con
la risolutezza che permeava l’epoca di Churchill, Adenauer, De Gaulle, De
Gasperi e perfino Jaques Delors. Fu la percezione che quei leader fossero
guidati da princìpi fondamentali a permettere loro di sfruttare a fondo
l’astuzia politica.
Naturalmente,
le politiche di persuasione non si possono basare solo sulle parole, l’unica
maniera di essere veramente e coerentemente machiavellici è fare in modo di
costruire e mantenere la reputazione giusta. Una lezione fondamentale per i
leader europei di oggi, in un momento in cui tanti si chiedono cosa voglia dire
veramente essere europei. L’idea che l’Europa debba concentrarsi in qualcosa di
così banale come affinare le regole di bilancio sembra a dir poco deludente,
soprattutto davanti alla crescente crisi umanitaria provocata dall’afflusso di
rifugiati provenienti da Paesi devastati dalla guerra, come la Libia e la
Siria.
Con lo
Stato islamico che minaccia di portare un numero ancora maggiore di rifugiati
in Europa e la crisi ucraina che rischia di ingrossare quella marea umana, gli
europei avvertono l’urgenza di andare oltre la sfida fiscale e la pressione è
tanto più forte essendo i Paesi più colpiti dalla crisi umanitaria – Italia,
Grecia e Spagna – anche quelli più colpiti dalla crisi finanziaria.
I leader
europei devono darsi da fare per mettere fine alla crisi umanitaria, dando
prova di quel tipo di convinzione che Machiavelli avrebbe promosso. Primo,
devono alleviare la sofferenza dei rifugiati, accogliendoli o integrandoli in
modo costruttivo, sforzo che richiederebbe un ingente sostegno finanziario ai
Paesi in prima linea. Gestiti nel modo giusto, i rifugiati potrebbero diventare
una fonte di dinamismo fondamentale per le economie deboli e una soluzione ai
problemi di una popolazione che sta invecchiando.
Al tempo
stesso, i leader europei devono adoperarsi per frenare l'afflusso di rifugiati,
elaborando un programma politico per mettere fine alla violenza che sta
spingendo milioni di persone disperate alle nostre frontiere. L'Europa non si
può permettere di essere un'isola di relativa stabilità in un mare di caos.
Probabilmente
il modo migliore per dare credibilità all'Europa è prendere posizione, una
posizione coraggiosa che protegga i suoi interessi e sostenga i suoi valori più
fondamentali. La metafora di Machiavelli sul segreto di una condotta politica
efficace ci offre un modello convincente. L’Europa deve essere al contempo
volpe e leone.
(Traduzione di Francesca Novajra)