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Dedicata ai corti di memoria

Affari immobiliari italiani
Nel 1973 Silvio Berlusconi acquista da Annamaria Casati Stampa di Soncino, ereditiera minorenne della nota famiglia nobiliare lombarda rimasta orfana nel 1970, la settecentesca Villa San Martino ad Arcore, con quadri d'autore, parco di un milione di metri quadrati, campi da tennis, maneggio, scuderie, due piscine, centinaia di ettari di terreni. La Casati è assistita da un pro-tutore, l'avvocato Cesare Previti, che è pure un amico di Berlusconi, figlio di un suo prestanome (il padre Umberto) e dirigente di una società del gruppo (la Immobiliare Idra). Grazie alla fortunata coincidenza, la favolosa villa con annessi e connessi viene pagata circa 500 milioni dell'epoca: un prezzo irrisorio. E, per giunta, non in denaro frusciante, ma in azioni di alcune società immobiliari non quotate in borse, così che, quando la ragazza si trasferisce in Brasile e tenta di monetizzare i titoli, si ritrova con una carrettate di carta. A quel punto, Previti e Berlusconi offrono di ricomprare le azioni, ma alla metà del prezzo inizialmente pattuito.
Forse qualcuno di buona memoria ricorda la vicenda della pubblicazione del libro "Berlusconi, inchiesta sul Signor TV", Editori Riuniti, 1987, Si, l'anno è giusto, molto prima della cosiddetta discesa in campo. Nel tentativo di bloccare l'uscita del libro, Berlusconi citò in giudizio gli autori. Finì che Berlusconi fu condannato dal Tribunale di Verona per falsa testimonianza (27 settembre 1988) e gli autori vennero dichiarati assolti in Cassazione nel 1993. Per questo reato, il condannato Berlusconi beneficiò di amnistia nel 1990.
Tornando all'acquisto della villa, anche Previti citò in giudizio, per diffamazione, alcuni giornalisti. Nel 1999 il Tribunale di Roma respinse tutte le sue richieste condannandolo a rifondere le spese processuali. Il processo dimostrò, senza ombra di dubbio e se mai ce ne fosse stato bisogno, che fu Previti ad acquisire la villa per conto di Berlusconi. Insomma, la trattativa fu portata a termine da uno che era contemporaneamente avvocato di Berlusconi e gestore del patrimonio della marchesa Annamaria Casati Stampa, compresa la villa, ovviamente.
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La Casati era assistita dal senatore Bergamini nello studio del quale lavorava Previti. Il prezzo pagato non fu di 500 milioni, ma ben superiore: quanto, lo sapeva Bergamini, Previti, Berlusconi e la signora Casati, che smise subito di fingersi vittima negli anni novanta quando Previti anche abbastanza chiaramente accennò al fatto che il prezzo denunciato era andato a favore della Casati riducendo l'imposta di successione, con altro pagato in riservato. Allora la cosa era la norma e tutti lo sapevano. Bartoli si informi meglio.
Franco Calderoni
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Gentile Calderoni:
A mia volta Le suggerisco di informarsi meglio, magari scrivendo a Beatrice Rangoni Machiavelli che ha dedicato una vita a questa sordida storia gestita da personaggi chiaramente allenati ad approfittare della ingenuita' del loro prossimo.
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