Guido Colomba
La sfida lanciata da
Trump comincia ad avere effetto. In Italia, Romano Prodi ha sollecitato il
ritorno di un vero "riformismo" nel quadro di una
"globalizzazione regolata e definanziarizzata". Infatti, è inutile
parlare di "populismo" se non si affrontano i "problemi
reali" che alimentano la protesta sociale. Tre aspetti: middle class,
protezionismo e investimenti. Ora, tutti riconoscono, dopo averla totalmente
ignorata, la crisi della middle class diffusa in tutti gli strati della
popolazione. Aumenta ogni giorno lo "scivolo" nella fascia dei
poveri. La globalizzazione senza regole ha affossato l'Occidente. La causa
principale è costituita dal mancato rispetto della libera concorrenza che,
per definizione, non deve contenere aiuti di Stato. Proprio ciò che ha fatto la
Cina. Trump ha riassunto tutto ciò con una frase:"Basta
con questo massacro di fabbriche chiuse e criminalità dilagante". Uno
shock per la platea "multinational" di Davos non a caso dominata
dalle parole del presidente cinese. Anche l'Italia ha pagato un prezzo
durissimo come effetto della "sindrome cinese" aggravato dalla
partecipazione passiva all'Unione europea. Lo testimonia il calo degli
investimenti rispetto al PIL: -meno 27% dal 2008 e meno 18% dal 2010. Tutte
le politiche finalizzate alla crescita sono fallite soprattutto per i vincoli
imposti da Berlino per il tramite della Commissione e per la ininterrotta
perdita di posti di lavoro derivante dalla concorrenza sleale della
globalizzazione (basti pensare al dumping dell'acciaio cinese o al tessile
che ha azzerato la filiera di Prato). Gli sforzi, pur lodevoli, del governo
guidato da Matteo Renzi non sono riusciti ad invertire questo trend. Nè il
costo dell'accoglienza migranti (circa 6 miliardi di euro a fine 2016) è
stato recepito da Bruxelles. Tanto meno la loro distribuzione tra gli attuali
27 paesi membri. La crisi è stata aggravata sul piano interno dal caos nel
decentramento dello Stato. Gli enti locali sono decisamente fuori controllo,
sia sul piano della spesa che della gestione del territorio (servizi e
manutenzione). La "spending review" non è mai decollata. Prodi, già
presidente della Commissione, stigmatizza il silenzio europeo rispetto alla
sfida lanciata da Trump. Panebianco, sul "Corriere" di oggi, gli
ricorda che l'Europa "è un'entità inesistente". Si salva solo la
Bce. Tuttavia, l'intensità degli scambi commerciali e
culturali tra Europa e Stati Uniti rappresentano un collante fortissimo che
Trump non può cancellare. Insieme rappresentano il 50% del Pil mondiale. E'
inutile drammatizzare. Del resto, il trattato commerciale tra le due sponde
dell'Atlantico (Ttip), è già fallito l'anno scorso per la netta opposizione
della Germania, del Nord Europa e del congresso Usa. Inizia un nuovo round.
L'Italia, al centro di un ruolo strategico sensibile, può giocare le sue
carte potendo contare sulla tradizionale alleanza con gli Usa che ha sempre
controbilanciato l'asse tra Berlino e Parigi.
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