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Il tempo delle analisi è finito: ora decisioni e azioni



Il tempo delle scelte: l’esecutivo realizzi subito tre progetti del piano Colao
Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 14 giugno 2020
Nonostante il momento drammatico che stiamo vivendo, non è certo facile seguire i contenuti del dibattito politico italiano. Cercherò di farlo con il massimo livello possibile di approfondimento e di equità.
Prendo come punto di partenza la missione data a Vittorio Colao di presiedere un Comitato di esperti di diverse materie, con lo scopo di elaborare un progetto per aiutare l’Italia ad uscire dalla crisi attuale e costituire poi il punto di partenza per i cambiamenti necessari a preparare una nuova fase di sviluppo.
Il primo grande ostacolo per lo svolgimento di questo utile lavoro è stato l’eccessivo numero dei componenti del comitato stesso. Tutti eccellenti rappresentanti dei diversi saperi, con il risultato di spaziare su tutti gli aspetti della società e della politica italiana, fatta solo eccezione per alcuni settori correttamente trascurati in quanto oggetto di esame da parte di altre commissioni.
Non credo che questo compito così  generale fosse l’obiettivo del governo, ma un obiettivo più utilmente mirato poteva essere raggiunto solo con una Commissione più ristretta nonostante l’eccellenza dei suoi componenti, a partire dal suo presidente.
I temi esaminati nelle 102 schede programmatiche sono stati comunque presentati con felice tecnica didattica che, iniziando dai dati di comune conoscenza, arriva a proporre le possibili azioni da mettere in atto, a volte azioni sinergiche, a volte alternative. Risulta inoltre utile la divisione fra un certo numero di azioni da portare avanti in tre mesi, altre che necessitano di sei mesi e quelle che esigono invece un approfondimento di almeno un intero anno.
Nonostante i limiti delineati in precedenza (nella mia esperienza una commissione efficace non può essere composta da più di sette membri) ho trovato nel rapporto Colao un utile strumento non certo per prendere decisioni in autonomia ma, sicuramente, per aiutare il governo a prendere decisioni. Come credo dovesse essere.
Pensavo quindi che, in ambito governativo e parlamentare, cominciasse subito la discussione per arrivare a rapide decisioni almeno sui temi elencati come prioritari.
Come capita in Italia è invece cominciato il tiro al bersaglio sull’intero lavoro del Comitato e, invece di passare alla fase della sintesi decisionale, si è ripiegato su un ulteriore approfondimento dell’aspetto conoscitivo, attraverso la convocazione degli Stati Generali.
Un processo che può essere utile perché sono chiamati ad intervenire anche coloro che ricoprono un ruolo decisionale specifico nel campo politico (nazionale e internazionale), nel campo economico, nel campo sindacale e nelle varie istituzioni che costituiscono l’ossatura del nostro paese.
Se tuttavia si vuole, con questo strumento, fare maturare il necessario processo decisionale del governo, i partecipanti agli Stati Generali dovrebbero essere  chiamati a concentrare il loro specifico contributo sulle modalità di realizzazione e sui costi delle principali proposte che il Comitato Colao ha messo sul tavolo.
Il tutto dovrebbe poi essere rapidamente seguito dalle concrete decisioni del governo sui principali problemi che condizionano il futuro del nostro paese ed esigono quindi una rapida decisione.
Il tempo dell’analisi è infatti esaurito. Per un paese ormai scettico e che, sostanzialmente non crede che nulla possa cambiare, occorrono scelte forti. Il rapporto Colao le contiene, o almeno le suggerisce, con un ampio ventaglio di possibilità di attuazione.
Non è certo difficile selezionare, in questo patrimonio, alcuni progetti importanti che possono raccogliere l’unanime adesione di questa pur disarmonica coalizione. Parlo di provvedimenti forti che diano all’Italia e all’estero il segno di cambiamenti duraturi.
Possiamo partire dalla battaglia di tutte le battaglie, che condiziona  i nostri equilibri futuri, cioè la lotta all’evasione fiscale. Abbiamo oggi in mano tutti gli strumenti per creare una progressiva convenienza nel passaggio dal contante ai nuovi sistemi di pagamento, fino alla progressiva sostanziale abolizione della moneta cartacea. Questo non solo ricostituirebbe il tessuto etico dell’Italia, ma metterebbe fine al drammatico problema del nostro deficit di bilancio. E perché non obbligare ad una corposa cauzione tutti coloro che intendono ricorrere nei processi amministrativi, cauzione naturalmente perduta in caso di respingimento del ricorso?
Perché non concedere una maggiore liberalizzazione nel cambio di destinazione degli immobili?
Perché, di fronte al disperato e immediato bisogno di insegnanti in quest’emergenza, non permettere un volontario aumento delle loro ore di insegnamento (ad esempio fino ad un terzo) accompagnato da un adeguato aumento di stipendio?
Perché ( parlando di più lungo periodo ) non estendere il volontariato fra i giovani fino a farlo diventare obbligatorio come servizio civile? Non parliamo di quello su cui tutti concordano riguardo ai lavori pubblici, ai debiti della Pubblica Amministrazione e alla cura del territorio, di cui sono ormai chiari tutti gli aspetti e tutte le conseguenze!!
Ho fatto solo alcuni esempi di decisioni difficili, ma indispensabili per la stessa vita del governo. Bisogna in ogni caso ricordare che, con gli Stati Generali, il momento delle analisi è finito: per sopravvivere bisogna che il governo ne tragga le conclusioni.
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Caro Oscar,

grazie per l’invio dell’articolo di Romano Prodi, ennesimo esempio di una visione, applicata alla realtà.

Pongo, accanto a questo come sempre chiaro e lucido intervento, quelli fatti nella giornata di ieri, sullo stesso tema della “ricaduta dalle analisi”, da tre figure molto diverse per il ruolo che svolgono nella società.

Tutte e tre hanno chiesto con forza la stessa cosa: il governatore Visco, intervenendo ai cosiddetti “Stati generali”, ha auspicato che “queste consultazioni nazionali possano concludersi con atti concreti che ci consentano di compiere quei passi avanti di cui il Paese ha bisogno più che mai”; Carlo Cottarelli, in un fondo su “Repubblica”, che “qualunque siano le priorità, alla fine di questi Stati generali dica il Governo agli italiani, in modo specifico e non solo in termini di grandi obiettivi strategici, cosa intende fare nel concreto nei prossimi mesi e poi lo faccia. Presto.”

Ma l’intervento che, a mio avviso, come sempre ha sorpreso di più per quanto è stato semplice e diretto, è quello fatto in occasione del Corpus Domini di ieri da Papa Francesco: “E’ urgente prendersi cura di chi non lavora e fatica ad andare avanti, e occorre farlo in modo concreto. Serve una vicinanza reale, vere e proprie catene di solidarietà: i cristiani sappiano unire preghiere e solidarietà. Cioè ha detto: fede e opere, signori! Si legge, a questo proposito, nel Vangelo di Matteo (Discorso della montagna, 5-7): “Ma chi ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile ad un uomo stolto, che edifica la sua casa sopra l’arena”.

Chi deve intendere, intenda, please.

Abbracci

Sandro Pe.


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