Translate

La singolare storia del Judo Club di Fornaci di Barga

da Lucca News

La singolare storia del Judo Club di Fornaci di Barga La palestra di più lunga tradizione della Toscana. Una statua, unica a livello europeo, esalta questo sport antico e moderno

La scena si svolgeva nell’ufficio dell’amministratore delegato della SMI, Società Metallurgica Italiana in Borgo Pinti nello storico Palazzo della Gherardesca, oggi sede di un prestigioso Four Season Hotel a Firenze.

Ufficio si fa per dire, perché si trattava di una piazza d’armi con quadri d’autore e mobili antichi. Dietro la scrivania sedeva Luigi Orlando il gran capo della società, specializzata nella produzione di semilavorati di metalli non ferrosi pesanti, quali il rame, nichel e loro leghe. Leader europeo del settore.

Su una delle due sedie ai lati della pesante scrivania di noce stava in pizzo il giovane funzionario, assunto da poco con la responsabilità di capo ufficio stampa e pubblicità.

“Mi hanno detto che lei pratica il judo…”, esordì il dottor Orlando.

“Sì, in maniera molto amatoriale..” rispose con un filo di voce il giovane dirimpettaio, deglutendo a fatica.

“Perché proprio il judo e non il tennis o altri sport singoli?” insisteva Orlando.

Il giovanotto inspirò profondamente prima di dare una risposta. “Forse perché le arti marziali sono non solo attività fisica di competizione, ma anche un mezzo di formazione della personalità e dello spirito…”

Il dottor Orlando guardava il giovane funzionario girando tra le dita una penna stilografica. “Senta, veda di aprire una palestra in un locale del nostro stabilimento di Fornaci di Barga. Darò disposizioni in questo senso alla direzione perché le diano la massima collaborazione.”

Il giovane funzionario, che sino a qualche istante prima si sentiva ormai sullo scivolo del licenziamento, si alzò ringraziando. Ma in quel mentre vide il suo Amministratore Delegato alzarsi a sua volta e non riusciva a comprendere il perché di tanta cortesia a lui rivolta.

Si sbagliava di grosso: il dottor Orlando si era alzato perché il padre Salvatore, presidente della società, aveva fatto il suo ingresso diretto al proprio ufficio. “Buon giorno, Presidente.” disse Orlando. “Buon giorno, Luigi.” Fu la risposta dell’anziano gentiluomo prima di infilare la porta della stanza successiva.

Il giovane funzionario nel frattempo si era dileguato. Avete capito tutti che quel ragazzo di poco più di venti anni era il sottoscritto.

Si trattava adesso di far digerire alla dirigenza del principale stabilimento della SMI quella strana iniziativa, incomprensibile soprattutto per persone che erano abituate da sempre ad andare al cinema aziendale in platea, mentre operai e famiglie dovevano prendere posto nella balconata. Non fu facile.

Un grande salone adibito a magazzino venne ripulito, affrescato. Sul pavimento arrivarono i tatami che erano stati acquistati dall’unico fornitore di attrezzature judo in Italia.

Da Firenze cominciò le sue visite il maestro Franco Giraldi, grande nome del judo nazionale e fondatore del Kodokan di Firenze che aveva annoverato tra i suoi istruttori il famoso Maestro Ishi che a Tokyo sarebbe diventato direttore di un dipartimento della radio nazionale dedicata all’Italia.

Le lezioni si tenevano la sera alle otto. Chi scrive prendeva la sua utilitaria dopo il lavoro si faceva i 115 chilometri sino a Fornaci di Barga in provincia di Lucca e poi finita la sessione di allenamento tornava a Firenze.

Una sera uno dei dirigenti dello stabilimento prese da parte il sottoscritto e disse con tono sul quasi cospiratorio: “Dottore, questa sera avrete un nuovo allievo. Mi raccomando, mi raccomando…” E svanì nel nulla.

Dopo poco faceva il suo ingresso sul tappeto un ragazzo, alto e magro di 14 anni.

“Come ti chiami?” gli chiese il maestro Giraldi. “Salvatore” fu la risposta. “E poi?” insisteva Giraldi. “Orlando.” Si trattava del figlio dell’amministratore delegato.

Salvatore si mise a praticare le tecniche dei colpi insieme agli altri operai e funzionari che si erano iscritti al corso di judo.

Tra questi allievi c’era un ragazzo di 18 anni, appena assunto. Il padre lavorava ai forni da decenni dove si sarebbe presa la silicosi.

Tra i molti allievi della palestra che praticavano il judo con scarsa convinzione, Ivano Carlesi dimostrò subito di avere doti e talenti notevoli. Non solo fisici e sportivi ma anche e soprattutto organizzativi.

Passano gli anni. Cintura nera, poi istruttore nazionale, membro dell’Accademia nazionale di Judo, Ivano Carlesi ha preso in mano la palestra e l’ha portata ad essere una delle più interessanti realtà sportive italiane.

Nei ritagli di tempo questo personaggio incredibile ha trovato anche il tempo di laurearsi col massimo dei voti in marketing internazionale.

Numerose le gare nazionali e internazionali vinte dai suoi atleti, tra i quali spiccavano delle ragazze dotate non solo di tecnica significativa ma anche di grande personalità e carattere.

Questa per sommi capi è la storia del Judo Club di Fornaci di Barga, almeno per la parte che ricordiamo noi. Ma l’età può darsi che abbia cancellato molti particolari interessanti. Era il 1963.

Passano gli anni. Il 16 novembre del 2013 Ivano Carlesi organizza un mega programma di celebrazioni che comprende, oltre a dimostrazioni dei govani atleti, gala, anche la messa a dimora in una piazza cittadina di una statua di bronzo che raffigura due judoka. La sola statua a livello europeo che esalta questo sport antico e moderno.

Oggi il Judo Club Fornaci è la palestra di più lunga tradizione della Toscana.

Oscar Bartoli
Washington D.C.

_________________________________________
complimenti!
Giancarlo Belluso
_________________________________________

Ciao Oscar,
Mille grazie, molta interessante, come sempri.
Cordialmente, Harold
_________________________________________

Ma che bella storia. 

Sonia To.

_________________________________________

Caro Oscar, 
mi ha fatto piacere leggere le originali vicende del Judo Club di Fornaci : sono ritornato indietro nel tempo. 
Nel 1963 avevo 9 anni, e un maresciallo della VAM della Scuola Sottoufficiali Aereonautica di Macerata aprì una palestra di judo in condominio con una di pesi (FILPJ), a settembre di quell'anno iniziai la mia vita sul tatami al seguito di uno splendido maestro. 
Nel 1973, appena iscritto ad Architettura a Firenze, andai a Borgo Pinti al Kodokan, che come ben sai, si colloca tra un Andrea del Sarto e la sede della società della Famiglia Orlando. 
Allora abitavo in Borgo San Frediano, vicino alla chiesa del Carmine e a quella del Cestello. Così tra judo, Masaccio, settimanale conferenza di Bargellini nel salone dei Cinquecento, sono passati degli anni meravigliosi. 
Ti ringrazio per il tuo prezioso contributo. 
Maurizio Gianf.
________________________________________________

Complimenti Oscar, bella storia da raccontare, 
Roberto Paolieri
______________________________________________

Caro Dottor Bartoli ho letto con enorme emozione e curiosita’il suo racconto sul Judo Club di Fornaci. E’ una storia molto bella che non conoscevo. Luigi non me ne ha mai parlato. Vorrei ringraziarla tanto del bellissimo ricordo che ha fatto di mio marito e della SMI.
Serena Amadesi Orlando
_____________________________________________

caro Bartoli, 
da anni ricevo i Suoi comunicati e La ringrazio. Vivo da quasi 50 anni in Finlandia, ma da alcuni anni (sono professore ordinario emerito, che vuol dire pensionato che può lavorare gratis...) passo sei mesi l'anno a Chiang rai in Thailandia, cui ho dedicato un romanzo e una raccolta di novelle. 
Ma vengo al motivo della mia lettera. Ho letto con grande interesse la Sua lettera sul Judo club di Fornaci di Barga, dove Lei cita il maestro Franco Giraldi indicando l'anno 1963. Io iniziai a praticare judo nel 1961 al Kodokan di Firenze, proprio con il maestro Giraldi, anche se lui si occupava piuttosto dei judoka di più alto livello. Il mio maestro si chiamava Braschi. Ricordo molto bene Franco Giraldi, che fu campione italiano. Con me iniziò a praticare anche il fratello maggiore, Silvano, che fu un vero fulmine, in pochi anni diventò cintura nera. Ho avuto anche l'onore di andare in finale con lui in una gara interna, mi fece volare non so quante volte. 
Una piccola correzione: non fu Giraldi a fondare il Kodokan, ma il maestro Malatesti, che già nel '61 raramente saliva sul tatami. Non ricordo il maestro giapponese che cita, ma quando iniziai io si parlava del maestro Okano. Non ho mai portato fino in fondo la mia passione per il judo, una delle cose che più ho amato al mondo, fermandomi alla cintura marrone (continuai a praticare qui in Finlandia). Ricominciai con mia figlia qualche anno fa, ma oramai un settantenne dovrebbe dedicarsi a sport meno impegnativi...
Con i mei più cordiali saluti 
Luigi G. de Anna 
__________________________________________

Caro Oscar ! 
Bella storia ! Veramente interessante ! 
Un abbraccio,
Andrea  Ma.