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Le “guerre” in corso

Alberto Pasolini Zanelli
Nello spazio di poche ore diversi Stati americani hanno promulgato riforme che il presidente degli
Stati Uniti si è precipitato a fare sue, accelerando così in poche ore il ritmo dopo le violenze delle
ultime due settimane. Il presidente Trump ha già promesso di andare nella capitale dello Stato dove ancora ieri un dimostrante di colore è stato ucciso dalla polizia. In un altro Stato l’autorità
giudiziaria ha approvato con confortevole maggioranza (sei “sì” e tre “no”) la legalizzazione delle
recenti riforme. Egli sarà a Montgomery oggi stesso e il giorno dopo affronterà le piazze di altre due capitali per scusarsi apertamente e urgentemente dell’insieme delle violazioni da parte della forza pubblica nella settimana scorsa. Egli ha già anticipato che agirà con la massima urgenza. Cioè con il ritmo velocissimo che le ultime violazioni delle leggi rendono necessario oltre che lecito. Trump agisce ora dunque con l’“apertura” che si è resa necessaria con la stessa velocità che pare prendere il posto nelle sue urgenze preparandosi contemporaneamente ad affrontare i dibattiti con i candidati dell’opposizione democratica. Anche lui coglie il ritmo che si sta espandendo e che preme sul governo americano con le richieste e le contestazioni di almeno quattro generi in una settimana. C’è la riforma nel campo delle azioni da ora lecite dopo le proibizioni di diversi decenni. Riguardano la liceità delle proteste in base a nuove legislazioni, le agevolazioni agli appelli, la ristrutturazione delle scelte con coerenza dei Paesi esteri, in base soprattutto alle richieste della Russia e la coerenza con i principi e dei codici degli altri Paesi. “Siamo – ha ammesso ieri un giudice della Corte Suprema – impegnati in quattro guerre contemporanee, ciascuna provocata da legislazioni frettolose in altrettanti capitoli “giuridici”, nella direzione di una coerenza con i principii che altrove si sono affermati più lentamente e al termine di
riforme giuridiche. Ma in America sulle richieste e promesse si è opposto un fronte che accelera le innovazioni, soprattutto per la coincidenza fra queste urgenze e le necessità economiche. L’emergenza attuale ha aperto una contraddizione urgente: l’apertura di procedimenti medici tramite novità inedite che hanno già prodotto affrettate conseguenze con misure non sufficientemente esaminate, soprattutto non tenendo nel debito conto le conseguenze di queste “censure” sulla situazione economica, sia di consiglio medico, sia attraverso uno scambio, anche urgente, con le “assaggiate” in diversi contesti esteri. C’è poi un quarto rischio, il più grave, che emerge nell’eventualità di sostanze e pratiche mediche non sufficientemente esaminate nei campi della medicina all’estero. Guadagnare tempo può essere  utile, ma i dati degli altri esperimenti con il rischio di mantenere in piedi i risultati degli esperimenti condotti all’estero senza l’intera collaborazione internazionale. Una misura che contiene anch’essa qualche pericolo e offre necessarie speranze, ma senza una coerente opera di esperimenti. Il rischio è dunque aperto nelle aree insufficientemente “esplorate”. È così che molti altri Stati hanno preferito correre rischi senza tenere conto dei tempi e dei pericoli. Queste sono le “guerre” in corso per guadagnare tempo e diminuire, ove possibile, esperimenti insufficienti nell’esperienza dei sanitari e armadi e farmacie ancora mezze vuote. Per affrontare queste contraddizioni, anche da parte del Paese più “progredito” del mondo è, lo dicono sempre i più, completare gli esperimenti, anche se  prenderanno altro e nuovo tempo.
Pasolini.zanelli@gmail.com