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Bce, un bazooka di difficile accensione


Guido Colomba
 
Il bazooka della Bce è a scartamento ridotto. L'austerity di Angela Merkel resta in piedi e gli effetti della prima tranche TLtro di 400 miliardi, purtroppo, saranno molto meno incisivi delle aspettative poichè le banche sono impedite da regolamenti vessatori e l'eurozona non è riuscita in otto anni nemmeno ad inventare una "bad bank". L'Europa con il 7% della popolazione, il 25% del PIl mondiale e il 50% del welfare, resta un'area in crisi. Con il grande problema delle "diseguaglianze" (dove gli Usa sono al primo posto come ha spiegato da tre anni lo stesso Buffet). Per Renzi, finita la luna di miele, è giunto il tempo delle decisioni impopolari che ovviamente fanno perdere consenso. Il sintomo più eloquente dei primi sei mesi di governo di Matteo Rrenzi, è dato dal "ricambio" in atto della sua squadra. Quella attuale non funziona poichè è dominata dalla più grande lobby del Paese, quella degli enti locali. Al suo arrivo Renzi ha trovato qualcosa come 700 decreti attuativi ancora da presentare. In pochi mesi sono scesi a 500 come ha precisato Del Rio. Nel frattempo, di pari passo con le nuove misure, tornano ad aumentare i decreti attuativi. In pratica è tutto fermo pochè i grandi burocrati non mollano la presa. L'Europa non può risolvere il problema. A confermare la portata limitata della Bce è il commento di Franco Bassanini, presidente di Cdp, che propone un fondo speciale (per mitigare i rischi delle banche che assorbono capitale) riservato alle infrastrutture lasciando capire che la proposta di Juncker (300 miliardi di investimenti), in assenza di corsie preferenziali (hair cut), rischia di rimanere lettera morta. Vi è poi la novità macroeconomica secondo la quale la fonte della crisi sono i debiti delle famiglie. Secondo questa tesi si sta facendo lo stesso errore degli otto anni successivi al 1929: "Il venditore non perde mentre il compratore insolvente blocca tutto il ciclo economico". Se così fosse è evidente che l'austerity non fa che peggiorare le cose. Non a caso nel dopoguerra l'Europa si è risollevata con il piano Marshall che ha ridato fiato e speranza alle famiglie. Sbaglia però la nostra classe politica a pensare che con i soliti sotterfugi (diritti acquisiti, ammortizzatori sociali molto generosi ecc.) si possa continuare a far finta di niente. Il Paese da troppi anni vive al di sopra dei propri mezzi con il debito pubblico in continua ascesa. Di qui la micidiale parabola del falco finnico Katainen: "C'è la diagnosi del medico, avete le medicine ma non le prendete....Così non si va da nessuna parte". Le cifre parlano chiaro. Il "credit crunch" in Europa vale 573 miliardi dei quali 89 solo per l'Italia. E' evidente che la doppia manovra della Bce (Tltro e Abs) in partenza tra tre giorni, non potrà dare risultati apprezzabili se non nel medio periodo (quattro anni). L'impatto dei prossimi sei mesi può essere stimato al 10-15%. Non a caso il governatore Visco, al termine della tre giorni di Milano (Ecofin compresa), ha sentenziato: "L'Italia torna a casa con i suoi problemi". E' come il serpente che si morde la coda. Solo la Fed di Janet Yellen sta mantenendo i suoi impegni consentendo il rafforzamento del dollaro sull'euro offrendo una ciambella di salvataggio all'export europeo già in ansia per le ritorsioni di Putin.