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Il Cincinnato di Rignano



Lo smart phone del superministro dell’economia Katainen vibrava a più non posso.
L’ancor giovane e aitante ex primo ministro finlandese, ora oberato dal gravoso incarico di dare una sistemata al casino italiano, appoggiò gli sci da fondo sulla parte esterna della sua baita e tolti gli scarpini entrò accolto dalla moglie che gli disse: “ Guarda che la perfida ti sta cercando da dieci minuti..”
Katainen si accomodò davanti allo schermo Tv-computer e accese il collegamento. Apparve la figura di Angela insaccata in uno dei suoi terribili tailleur colore pervinca.
“Dobbiamo muoverci immediatamente. Questa Italia è peggio dell’ebola.”
“Ma se gli abbiamo mandato i nostri alti dirigenti della Troika a sistemare i conti e tutto il resto…”
“Se tu riducessi le tue passeggiate sugli sci e ti dedicassi con maggiore attenzione a quello che accade nel sud Europa sapresti quello che sta succedendo nella penisola…”
“Che succede? I nostri uomini hanno ogni potere di intervento…”
“I nostri uomini, si mise ad urlare paonazza la ipercancelliera, non sanno dove andare perchè gli italiani hanno girato tutti i cartelli stradali, chiuso gli aeroporti e i porti, messo centinaia di check points sulle autostrade…Hai capito finlandese?”
Nella conversazione via Skype si inserì anche Mario Draghi che nel suo perfetto inglese limato da anni di permanenza al Fondo Monetario, aggiunse:
“Angela ha perfettamente ragione. Ormai l’Italia è piombata in un pozzo di San Patrizio senza fondo. Ogni conventicola è armata contro le altre, gli avvocati contro i magistrati, i cancelllieri contro tutti. La giustizia è bloccata più di quanto non fosse in precedenza. La maggioranza dei giudici è andata in ferie. Le forze di polizia sono alla guerra totale: i carabinieri accusano la guardia di finanza di prendere stecche dalla criminalità organizzata. E la guardia di finanza accusa carabinieri e polizia di essere diventati la mano armata della camorra e della drangheta. La sanità è bloccata. Per un ricovero in ospedale bisogna sborsare decine di migliaia di euro, altrimenti ti lasciano a casa. Nelle strade aumenta il numero dei cadaveri che la mattina vengono raccolti dai compattatori della monnezza..”
“Ma il presidente della repubblica che fa?” azzardò l’efebico Katainen.
“Il president ha 95 anni, sta sulla sedia a rotelle, e parla solo a gesti che vengono interpretati dai suoi assistenti spesso in contrasto tra loro.”
“Ma il parlamento…..”
“Il parlamento è nel caos più completo. Si aggiunga che lo sciopero dei dipendenti delle due Camere che non vogliono vedersi ridurre lo stipendio al di sotto dei 200mila euro, ha creato una grave situazione igienico sanitaria..”
“Che intendi dire?”, intervenne la virago tedesca.
Mario Draghi sospirò profondamente:
“I cessi di Camera e Senato sono bloccati da giorni. Il senatore Calderoli ha tentato di portare a Palazzo Madama una squadra di massaie leghiste armate di scope e flaconi di Niagara , ma i flaconi di Niagara glieli hanno versati addosso smacchiando il verde delle loro divise.”
“ A mali estremi rimedi estremi.” disse la iper cancelliera puntando il dito verso la telecamera. “Nel 453 avanti Cristo gli antichi romani hanno inventato la figura del ‘dictator’. Bisogna convincerli, questi italiani a riprisitinare questa figura con la sospensione di tutte le garanzie di salvaguardia personale. Perchè tanto non capiscono altro che le botte in testa dato che sono incapaci di cantare in coro e tutti vogliono  fare i solisti.”
La delegazione composta da Verdini, Gianni Letta, Calderoli, Alfano, scese dal van Chrysler nella piazzetta di Rignano sull’Arno.
I vecchi che si godevano sulle panchine l’ultimo sole di autunno inoltrato,si scambiarono qualche battuta:
“Ma chi sono quei quattro bischeri vestiti di nero?”
La delegazione si orientò verso la casa di Matteo che aveva gettato la spugna disgustato per l’impossibilità di gestire quella canea chiamata Italia.
“Dov’è Matteo?”, chiese il Verdini sfoderando il suo vernacolo fiorentino ad una adolescente che con il suo smart stava riprendendo la scena.
“È nell’ orto che sta impegnato con la vespa..”
“Bisogna stare molto attenti alle punture”, disse Alfano che come al solito parlava a sproposito.
“Ma che punture, sbottò la ragazzina, Matteo sta restaurando una vecchia Vespa. È un buon meccanico e sa dove mettere le mani..”
La delegazione si avviò verso l’orto dove Matteo tutto sudato e sporco di grasso stava porconando con un bullone che non si staccava.
Il vecchio Gianni Letta si schiarì la voce e disse: “Matteo, l’Italia ha bisogno di te.”
“L’Italia può andare a prenderselo in quel posto dopo tutti isacrifici e il mal di fegato che mi hanno causato questi figli di puttana che non vogliono rinunciare al proprio interesse personale a favore di quello collettivo.”
Gianni Letta annuì con ‘gravitas’ ma continuò ad insistere.
“Matteo ti offriamo la carica di “dictator’ per sei mesi.”
“Non se ne fa di nulla se non sono almeno mille giorni” fu la risposta del quarantenne meccanico.
I sindacati furono dispersi. La Camusso affidata ad un convento di Clarisse famoso per la cattiveria della madre badessa.
Landini costretto insieme a Bonanni e Angeletti a lavorare al serpentaggio in una fabbrica di mettalli non ferrosi.
Quanto alle forze di polizia venne istituita una agenzia SAAT (stai attento a te) che sbattè in galera i sindacalisti interni ripristinando ordine e disciplina.
I treni ricominciarono a viaggiare in orario, compreso Italo che ormai faceva parte delle ferrovie dello stato.
Gli investitori stranieri ritornarono nella penisola portando capitali e idee.
Anche i turisti tornarono in massa perchè l’Italia era di nuovo una nazione tranquilla dove commercianti e ristoratori emettevano scontrini e tutti pagavano le tasse, compresi quelli che le avevano sempre eluse.
Le trasmissioni parolacciaie come la Zanzara furono chiuse e giornalisti alla Cruciani furono avviati in campi di ‘’orientamento’.
Le donne dall’età puberale sino ai settanta furono convinte a lasciare da parte le mode licenziose e Dolce e Gabbana insieme al vecchio Cavalli riscoprirono il fascino delle gonne lunghe e l’erotismo di una caviglia intravista.
Oscar Tito Livio