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Banche, lacci e laccioli


Guido Colomba

Le troppe incertezze in questa lunghissima trattativa tra Roma e Bruxelles nascondono il nodo politico delle Fondazioni bancarie. Un braccio di ferro che relega in secondo piano gli interessi dei risparmiatori. Per loro il crollo delle quotazioni bancarie si somma al rischio del “bail-in”, cioè di vedere polverizzati gli acquisti nelle obbligazioni bancarie subordinate.  Il ricordo del novembre scorso con il “soccorso” a favore di quattro banche (Ferrara, Etruria, Chieti, Marche) brucia ancora sulla pelle. Di fatto, nessuno finora ha ricevuto un centesimo di rimborso. Il ministro dell’economia, Padoan,  si è assunto una responsabilità enorme nel rinviare le scelte di fondo poiché così facendo, espone tutto il sistema bancario alla mercè della speculazione internazionale. Dopo Brexit, in meno di due settimane, le banche italiane hanno perso il 10,1% (-55% da gennaio). Quelle inglesi, al contrario, hanno perso meno di tutte e sono positive in termini di valuta locale. La soluzione è stata già indicata dall’economista Luigi Zingales che ricorda la positiva esperienza americana del Tarp: ”Un intervento sul capitale delle banche è fattibile” o direttamente dallo Stato invocando la clausola sui problemi sistemici (art.32) o attraverso la Cassa Depositi e Prestiti che è al di fuori del perimetro dello Stato. Perché non avviene nulla del genere?  La risposta di Zingales è bruciante: “Non è per colpa dell’Europa, ma perché non piace ai banchieri, che vedrebbero azzerarsi il valore delle loro stock option, e alle Fondazioni bancarie”. Queste ultime rappresentano i veri grandi azionisti delle banche che, con l’ingresso nel capitale dello Stato, “perderebbero la maggior parte del loro patrimonio”.  Ma gli amministratori sono nominati d’intesa con i partiti e rappresentano l’emblema dell’establishment italiano, frutto di un gigantesco compromesso, in atto da decenni, tra politici e supertecnici.  Non dimentichiamo che anche i vertici delle Authority sono frutto del “manuale Cencelli” applicato dalle forze politiche. Questo spiega il silenzio polveroso della Consob. .E’ proprio questo il certificato di nascita di molte tra le sofferenze bancarie (anche la vigilanza della Banca d’Italia si è attivata  in ritardo). Troppi prestiti sono stati concessi allegramente in funzione del consenso politico.  Forse Matteo Renzi non si è reso conto che il fronte delle banche racchiude tutto lo storico malaffare delle politica italiana il cui “laissez faire”, specie a livello di Enti locali, è alla radice del debito pubblico superiore ai 2220 miliardi di euro.  La “mala gestio” di troppe banche “territoriali” nasce da tutto ciò.  La rottamazione, annunciata da Renzi nel 2013, doveva partire proprio dal settore bancario  insieme alle 8500 società pubbliche partecipate dagli enti locali.. A Bruxelles, in questi giorni, si lamentano che il governo italiano ogni giorno cambi idea o proponga nuovi tecnicismi ma non sembri avere una strategia precisa.  Nel frattempo, la lunga recessione ha fatto lievitare le sofferenze bancarie a 350 miliardi di cui gli NPL (non performing loans) superano i 200 miliardi. Tutto ciò è ben noto  in Europa. A Berlino,  responsabile della devastante austerity imposta all’eurozona, è subentrato il timore che la crisi delle banche italiane possa diffondersi in tutta Europa.. Timore avvalorato dalla caduta delle Borse europee specie per i titoli bancari.  Si continua a dire che le banche centrali si sono attrezzate per minimizzare i rischi di Brexit. In realtà, si osserva uno strano comportamento.  Prima del referendum inglese le banche centrali hanno fatto salire le borse di oltre il 10% per poi abbandonare i mercati subito dopo. Addirittura, con la diffusione della lettera inviata a Monte Paschi in piena bufera dei mercati, la Bce ha aggravato la situazione. Come mai? Anche gli acquisti di titoli di stato italiani, previsti dal QE della Bce, risultano inferiori ai mesi precedenti (72 miliardi a giugno rispetto a 79,7 di maggio) mentre  gli acquisti di corporate bond sono stati pari soltanto a 6,4 miliardi.  Di certo, sulla scena operano solo i banchieri centrali vista la pochezza di molti banchieri. C’è solo una grande stanza di compensazione tra le banche centrali che consente al mondo occidentale di restare a galla.