Fedone: preclaro maestro, sono così lieto di ritrovarmi ai vostri piedi dopo si' lunghi mesi di astinenza culturale. Vengo da voi con umiltà per conoscere il vostro pensiero, orientamento, e giudizio sui fatti recenti della umanità corrente.
Platone: giovin virgulto, la tua lontananza molto peso' sulle mie instabili e ipocondriache risorse affettive. Dove voi foste durante questo lungo periodo di vostra assenza?
Fedone: mi ritrovai negli Stati Uniti dove mi cimentai nel seguire da vicino le convenzioni del partito repubblicano e del partito democratico. Una esperienza molto dura per cercare di capire dove questo grande paese sta andando.
Platone: certo una esperienza molto stimolante. Quale impressione ne avete raccolto, mio caro Fedone?
Fedone: a dire il vero non è che al momento abbia le idee molto chiare. Vi porto, esimio maestro, alcune sensazioni a caldo. Da poche ore si è conclusa la convenzione democratica a Filadelfia. Da un punto di vista organizzativo devo dirvi che si è trattato di una magistrale manifestazione condotta con grande professionalità da chi stava nella cabina di regia. Si è trattato di uno show familiare, secondo la migliore tradizione americana. Marito e figlia di Hillary Clinton sventolati intorno alla candidata ufficiale del partito in un tripudio di emozioni, entusiasmo, partecipazione.
Platone: a dire il vero ho letto e seguito televisivamente giudizi poco positivi su quella convenzione democratica.
Fedone: questo dipende dal fatto che, Voi illuminato Maestro, siete sintonizzato soltanto sui media repubblicani i quali non tralasciano occasione per sparare a palle incatenate contro Hillary Clinton. Ma, con tutto il rispetto per la vostra libertà di pensiero, è per me doveroso dirvi che quella convenzione democratica di Filadelfia ha trasmesso un importante messaggio alla metà della cittadinanza americana.
Platone: che volete dire, Fedone?
Fedone: I democratici riunitisi a Filadelfia dopo la convenzione repubblicana di Cleveland hanno dovuto distanziare nettamente il loro messaggio da quello pessimista e disfattista dei repubblicani. Perciò il loro tessuto connettivo su cui hanno basato la quattro giorni di Filadelfia è stato che "l'America è grande, ha saputo recuperare brillantemente con Barack Obama dopo la frana degli otto anni di George W. Bush. Più forti insieme"
Platone: non mi sembra un grande risultato se lo si paragona a quanto fatto e detto dal candidato repubblicano Donald Trump. Lui sì che ha parlato in modo nuovo, non in politichese, ai milioni di americani che mai erano andati a votare ad una primaria e che invece lo hanno portato sugli scudi. Un uomo solido, di sani principi, con una moglie bellissima, con dei figli altrettanto belli, con miliardi di dollari alle spalle, con una grande voglia di cambiare una nazione che non si stanca di definire in grave pericolo per la insipienza del governo Obama il quale ha creato solo sconquassi, ridotto al lumicino la classe media americana che è sempre stata la spina dorsale di quella società.
Fedone: Maestro splendente, vedo che le allocuzioni del signor Donald Trump hanno fatto centro anche sulla vostra illuminata capacità di percezione delle umane vicende.
Platone: anche se tu, caro Fedone, continui a dire di essere un liberale, in effetti i tuoi sbilanciamenti verso la sinistra non ti fanno percepire quanto di buono vi è nella missione di Donald Trump. Scommetto che durante le primarie del partito democratico tu eri sotto il palco di Bernie Sanders, il feroce concorrente della Hillary Clinton che, nel suo discorso di accettazione, ha dovuto riconoscere molte tematiche sostenute dal suo avversario.
Fedone: amatissimo Maestro, il problema per me e per altri è che non mi fido di questo personaggio che rappresenta la reincarnazione dell'italiano Berlusconi il quale 20 anni fa iniziò quella che doveva essere una rivoluzione, ma che invece ha rappresentato solo il modo migliore per difendere gli interessi del proprio impero industriale. Ma, dalla sua, almeno Berlusconi poteva vantare una cultura ed una oratoria certamente molto più articolata e valida rispetto a quella del palazzinaro di New York.
Platone: l'accostamento può essere corretto anche se dalla parte di Donald Trump vanno messi in luce alcuni talenti particolari. Tra i quali in prima linea quello di saper parlare ad una moltitudine di americani, lui estremamente ricco, che non sanno come tirare avanti e apprezzano chi per la prima volta nel paese del "please" ha introdotto un linguaggio diretto e talvolta volgare che ha sconvolto una società basata solo sul falso "politically correct".
Fedone: da quello che voi dite, eccelso Maestro,devo dedurre che anche voi avete seguito da vicino le alterne vicende della prima potenza mondiale. Allora, a maggiore ragione, vi chiedo quale sia il vostro punto di vista su chi vincerà il giorno 8 novembre del 2016 le elezioni presidenziali.
Platone: sono convinto che Donald Trump riuscirà a sconfiggere la Hillary Clinton. Il presidente Donald Trump, secondo me e secondo altri, sarà diverso dal candidato Donald Trump. Perché la sedia fa l'uomo e non viceversa.
Fedone: una volta tanto nei nostri accesi i dialoghi, Maestro amatissimo,mi trovo a dirvi che forse avete ragione anche se una presidenza Donald Trump mi fa capire perché molti cittadini americani hanno manifestato l'intenzione di espatriare. La ragione vera è che gli americani non sopportano il "deja vu", hanno voglia di cambiamento, raramente nelle loro case si trovano mobili antichi (a parte quelle di notabili acculturati). Hillary Clinton, ha dalla sua un'immagine algida ed un passato di grandi esperienze politiche e amministrative, facilmente contestate dalla propaganda di destra. Per concludere, Maestro, quello che in altre situazioni ambientali potrebbe essere considerato un grande vantaggio per un candidato, qui negli Stati Uniti può invece insinuare dubbi e far propendere per un ciarlatano che spara a zero su tutto quello che di buono c'è in America.
Platone: sono tutti ciarlatani, Fedone mio, i politici di professione perché promettono e non mantengono. Una volta tanto, però, concordo con te. Ci rivedremo per dialogare il giorno 9 novembre.
Fedone: a parte le mie perplessità sin qui espresse, meraviglioso Maestro, resta il fatto che io farò votare per Hillary Clinton perché ho una estrema fiducia nella saggezza delle donne.
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Caro Oscar,
Fedone dev’essere impazzito e Platone ormai decisamente
rincoglionito. Il primo infatti non sa e il secondo non ricorda cosa egli
stesso ha scritto ne “La Repubblica” a proposito della democrazia, per non
parlare del partito democratico.
Poveri noi e poveri i giovani! E povera America!
A guidare il mondo, anziché i “filosofi” come i Padri
fondatori degli Stati Uniti d’America come auspicava Platone, saranno i
politicanti che Egli detestava, per di più una minestra ormai divenuta stantia
come la moglie di Bill Clinton.
L’abbiamo già vista e se avesse avuto delle capacità le
avrebbe già mostrate, ma ciò che ha mostrato sono solo fallimenti.
Mentre Trump è un’incognita, Hillary Clinton l’abbiamo
già vista far danni in politica estera. Forse la novità potrebbe essere meglio.
Chi sa?
Molto entusiasmo anche stavolta fondato sul nulla!
Un abbraccio.
Marco (Albenga)
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