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Mps, stretta finale


 
Guido Colomba
Per capire la difficoltà nel trovare una soluzione ai problemi del Monte Paschi di Siena, è utile guardare alle quattro banche "salvate" (con i crediti deteriorati stimati al 17,5%) nel novembre scorso tutte presiedute da Roberto Nicastro. Oggi, davanti a un notaio, verranno aperte le buste con le offerte (si tratta di fondi Usa). Sono state ricapitalizzate otto mesi fa con 1,2 miliardi, sborsati dalle banche italiane. Sembra che le offerte estere in arrivo, chiaramente speculative, ammontino a 400 milioni per tutte e quattro. Un taglio di 100 milioni di euro al mese....I vertici del Mps (c'è anche la fondazione omonima presieduta da Marcello Clarich) si sono riuniti ieri a Siena. All'esame: (1) le dismissioni di crediti in sofferenza entro il 2017 per dieci miliardi (27 miliardi di crediti lordi) con conseguente aumento di capitale- su richiesta della vigilanza della Bce; (2) gli stress test dell'Eba da esaudire sempre entro fine luglio; (3) la cessione degli sportelli ex Antonveneta. Questa ultima ipotesi è molto gradita sia a palazzo Chigi che a palazzo Kock ma l'Ubi ha già raffreddato le voci su un suo interesse. Per l'aumento di capitale (3-4 miliardi) si stanno sondando le banche estere ma, come si è visto per le quattro banche del "bail-in", nessuno si fa troppe illusioni. Nel complesso, si cerca di guadagnare tempo e di convincere Bruxelles a consentire la garanzia dello Stato italiano anche in presenza di una operazione di mercato. Un fatto è certo. Il ministro dell'Economia, Padoan, e il Governatore della Banca d'Italia, Visco, sono partiti ieri per il G20 in Cina e rientreranno solo lunedì 25 luglio alla pre-vigilia degli stress test (29 luglio) per le 52 banche europee di cui cinque italiane. Come sempre, c’è voluto l’intervento di Mario Draghi per sdrammatizzare la situazione. “Utile – ha detto  il presidente della Bce – un sostegno pubblico alle banche”. Ed ha confermato il diritto degli Stati ad intervenire “in circostanze eccezionali” d’intesa con Bruxelles.  Si ipotizza la cessione delle sofferenze a un veicolo esterno (Atlante 2-Giasone dove è previsto l’intervento di Cdp)) e quindi un successivo aumento di capitale sul mercato che reintegri le perdite della vendita dei crediti (tra i 28 e i 32 centesimi) dove lo Stato sarebbe solo potenziale garante di ultima istanza. Il ruolo delle cartolarizzazioni è preminente. Sul piatto della trattativa con Bruxelles vi è lo stop al coinvolgimento degli obbligazionisti subordinati prima del 29 luglio così da aggirare le norme del "burden sharing" previste dalla normativa europea sul "bail-in". Nel frattempo, il titolo è sceso negli ultimi dodici mesi dell'82,7% (vale un decimo del patrimonio netto) a fronte di un aumento di capitale nel 2015 di tre miliardi. Preceduto da altri due aumenti di capitale: nel 2011 con due miliardi e nel 2014 con cinque miliardi. In totale dieci miliardi. Ma il problema nasce negli anni precedenti. Basti pensare che nel triennio 2011-2014 l’intero sistema bancario italiano ha perso 45 miliardi di bad loans. Di questi quasi un terzo (14,5 miliardi) fanno capo a Siena. Non solo per il vergognoso “affaire” AntonVeneta (incauto acquisto dal Santander) ma anche dagli incagli per il credito facile diffuso a piene mani dalla gestione Mussari-Vigni.  In quegli anni nessuna banca ha visto crescere i suoi prestiti al ritmo del 72% (da 92 a 159 miliardi) come è avvenuto per Mps.  Altro che “sana e prudente gestione” nell’erogazione del credito secondo le istruzioni della Vigilanza della Banca d’Italia. Commenta il Sole24Ore (re:Fabio Pavesi): “Ma, come si sa, Mussari prima di Mps non aveva mai fatto il banchiere”.  Si da il caso che Mussari, al tempo stesso, fu designato presidente dell’Abi e rinnovato per un secondo mandato con la benedizione di tutte le istituzioni....