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Occorre attivare il pacco intestinale, il “secondo cervello"



Giulia Da Col (MICRI 13)
La parola consenso deriva dal latino consensus, ovvero dall’unione di cum e sentire, che significa appunto: sentire insieme. Esso è definito sia come l’accordo generalizzato su una decisione, sia come il processo per arrivare a tale accordo. Il processo decisionale consensuale è fondato su: inclusione, partecipazione, cooperazione, egualitarismo e orientamento alla soluzione. Le modalità pratiche di attuazione del consenso variano nei diversi gruppi. Un insieme di procedure comune è costituito da: discussione del tema, formazione di una proposta, verifica del consenso, definizione delle obiezioni e modifica della proposta. L'unanimità può essere difficile da raggiungere, soprattutto in grandi gruppi, oppure può essere il risultato di coercizione, paura e potere di persuasione, incapacità di comprendere le alternative o impazienza a seguire il processo di discussione.
Quindi, l'ottenimento del consenso non è solo un percorso di gruppo, ma anche individuale. Il raggiungimento di esso è un viaggio che inizia dall'esistenza di molteplici punti di vista e termina con l'accordo reciproco. Si può dire d'aver raggiunto il consenso quando l'accordo: corrisponde o va oltre sia alle nostre esigenze sia a quelle individuali degli altri componenti del gruppo; riguarda il motivo primario per cui il gruppo si è riunito; ciascun componente del gruppo lavorerà per sostenerlo. Fondamentalmente, i modi per crearlo sono due: costruire e comunicare un progetto credibile e convincente, oppure affidarsi alla logica amico-nemico.
Il metodo più usato per la creazione di consenso è quello di saper parlare all’intestino, giocando, quindi, sul piano emozionale. Avere un interlocutore non informato permette di far leva sulle due contrapposte emozioni umane: eros e thanatos.
Trump? Grandissimo comunicatore, con abilità e tecnica che sanno agire direttamente sull’emotivo. Marie Le Pen? Anche lei va dritta alla pancia dei francesi. Perché Trump ha vinto e Marie Le Pen potrebbe vincere? Perché hanno saputo trovare parole nuove e giuste. Occorre attivare il pacco intestinale, definito come “secondo cervello”. È con quello che si fanno buoni i romanzi, i film, il giornalismo, la televisione e naturalmente la politica vincente. Questa è la via che ci hanno indicato i nostri politici, prima Berlusconi e poi Renzi.
I grandi leader sono stati quelli che sono riusciti non solo a “fare, a realizzare qualcosa”, ma anche a fare quanto di più irreale ci sia, ovvero costruire la forza del sogno collettivo. La leadership politica deve essere in grado di indicare la meta e far condividere gli ideali. Questa capacità di guida è tanto più efficace quanto più la meta proposta è il frutto di una vera costituzione collettiva, poiché la realizzazione di qualsiasi azione che trascende il quotidiano dipende sempre dall’apporto e dal consenso di molti.
Nelle democrazie moderne il consenso è misurato dalla qualità della convivenza pacifica e dalla coesione sociale, in modo da rendere inutile il ricorso a forme coercitive. Inoltre, si misura dalla partecipazone elettorale e dal responso delle urne in libere consultazioni e, infine, dal sostegno che l’opinione pubblica manifesta nei confronti delle decisioni della propria classe politica dirigente. In questo senso, è indubbio che il declino del consenso all’interno di un sistema politico rappresenta uno dei principali indicatori di crisi politica.
La ricerca del consenso dovrebbe essere guidata dalla scelta di quali debbano essere la meta cui tendere, gli obiettivi da condividere e la rotta da seguire. Questa capacità di ascoltare, ma sopratutto di trasmettere un ideale, è la natura stessa della leadership politica che oggi gli strumenti del cosiddetto Web 2.0 rendono possibile. Oggi al servizio dei politici non vi è più solamente il word of mouth, ma nuovi strumenti come Web 2.0, blog, Facebook e Twitter che sono ormai stati legittimati ad essere considerati mezzi ufficiali per la diffusione delle news. Il Web 2.0 ridefinisce secondo nuove modalità il rapporto tra gli attori dela comunicazione politica. Internet è uno dei canali di informazione più apprezzati da chi fa politica perchè: è uno dei canali di informazione più seguiti dai cittadini; i cittadini si informano di politica direttamente online; la costruzione del consenso passa sempre piu spesso dalla Rete; la Rete consente ai politici di fare informazione senza intermediazione e con spazi di approfodimento. La costruzione del consenso è uno degli strumenti essenziali della convivenza e della vita democratica di un Paese. La rete e gli strumenti del Web 2.0 rendono oggi possibile ciò che ieri era connaturato al ruolo svolto dalle sezioni di partito e dei circoli elettorali. Il politico, oggi, ha a disposizione canali di comunicazione che contemporaneamente possono dialogare con una comunità, un gruppo di interesse o un singolo cittadino. Se ben utilizzate, queste potenzialità permettono al leader politico di indicare con chiarezza le proprie priorità scelte, ma anche di raccogliere e verificare proposte ed interessi presenti nel corpus sociale e nei territori di riferimento dell’azione politica.