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Povera Hillary....




Christiane Amanpour ha intervistato Hillary Clinton sul palco di un pranzo organizzato da l'associazione "Women for Women".

Alle elezioni dell'8 novembre dello scorso anno abbiamo votato per Hillary Clinton sia pure senza una grande convinzione.

Facevano premio in senso negativo purtroppo alcune importanti incertezze politiche sulle quali, ovviamente, si era avventata la propaganda denigratoria del candidato Donald Trump.

Ma su quel palcoscenico di New York  ci siamo trovati di fronte una Hillary Clinton fisicamente imbolsita, tragicamente vestita con una sorta di tailleur anni 50.

Ed abbiamo capito, purtroppo, perché il 'bizzarro' parcheggiato oggi alla Casa Bianca abbia avuto un punto di leva essenziale circondato come è da una moglie, bellissimo manichino, da una figlia di primo letto avvenente e intelligente e con alle spalle l'esperienza dell'organizzazione del concorso Miss America.

Si potrà dire che queste sono affermazioni sessiste anche se non addebitabili in questo senso a chi scrive.

Resta il fatto che in un paese come gli Stati Uniti dove quel che conta in politica è il body language, l'aspetto fisico che fa premio sui concetti politici spesso inesistenti, uno come Donald Trump ha avuto buon gioco nel confezionare un rapporto di simpatia con la pancia  di una larga parte dell'elettorato americano sensibile alle immagini e annoiato dai ragionamenti.

Hillary Clinton ha ammesso di aver perso le elezioni presidenziali per colpa della lettera diffusa dal direttore dello FBI alla vigilia delle elezioni (una porcata storica) e delle informazioni di Wikileaks relative alle decine di migliaia di e-mail gestite attraverso conti digitali personali, nonostante che si trattasse di materie secretate.

Anche se il bombardamento di Wikileaks era orchestrato dai russi di intesa con gli emissari di Donald Trump, resta il fatto che Hillary Clinton come segretario di Stato  avrebbe dovuto vigilare  accuratamente sul suo modo di gestire le comunicazioni ufficiali, includendo ovviamente anche i suoi piu' stretti collaboratori.

E così i 40 minuti di intervista a Hillary Clinton, trasmessi da CNN e dalle altre televisioni, sono stati, almeno per chi scrive, un motivo di malinconica affermazione della necessità che il partito democratico si rinnovi dalle fondamenta. Trovando o ritrovando un personaggio all'altezza di quel Barack Obama che, nonostante le persistenti offese e accuse che continua a rivolgergli il signor Donald Trump, sarà ricordato nei libri di storia come un grande presidente.

Uno che è riuscito a salvare l'America da un terribile tracollo economico, ma soprattutto morale, dando dignita' con la sua famiglia alla immagine di una presidenza che purtroppo e' oggi priva di ogni signorilita' e rispetto per le Istituzioni.

Oscar
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Mentre qui a Roma abbiamo, caro Oscar, una assai meno povera Ilary: la signora Totti, intendo.
Hugs from
Franco Biccari
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Grazie Oscar, i tuoi articoli sono sempre molto interessanti. Tra f.lomonaco
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Caro Oscar,
La foto che hai trasmesso mostra in pieno "La Caduta degli Dei", cioè la fine della dinastia Clinton (preceduta dall'analoga Bush). Hai ragione nel dire che le recenti Presidenziali USA sono state le peggiori della storia del Paese! Comunque, il Vs. Presidente almeno ci sorprende giornalmente con le sue trumpate: il Guy  Nord-coreano in fondo è un bravo ragazzo, privo d'esperienza, che ha bisogno di essere aiutato ..., il taglio feroce delle tasse (vorremmo che il ns. prossimo Primo Ministro Renzi si adeguasse a questo) a fronte di un probabile disastro nelle entrate dello Stato ..., il muro col Messico ..., etc.
Comunque, sta cambiando il modo di far politica tradizionale (come Grillo da noi con le sue grillate). Ai posteri la sentenza ....
Un abbraccio
Aldo Nicolosi
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Forse da quanto riporti può sorgere una considerazione: oggi tutti vogliono e fanno spettacolo, l'attenzione è sul vestito o lo spacco di questo, sulla vita privata, ecc., ecc.. La sostanza è ormai lasciata ai pochi che ancora la cercano.
I comunicatori condannano il populismo, ma affilano la loro comunicazione per omologare i gruppi in questa o quella categoria, i politici ragionano pensando di rappresentare classi sociali ormai scomparse o profondamente mutate (il più grande sindacato italiano ha più pensionati che lavoratori attivi iscritti).
Forse il vero problema è che ormai i politici che si candidano sono al servizio attivo solo di un loro forte ego e visioni solo a breve termine così spesso si fanno strumentalizzare da "alleati" che tali non sono, ma guidati da personaggi che hanno degli obiettivi a medio termine sorretti da un forte senso di nazionalismo.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti: partiti che non vogliono il diritto alla legittima difesa (con possibilità di una crescente anarchia e perdita del controllo del territorio a medio termine),, altri che si scagliano contro le vaccinazioni (con possibilità di epidemie o peggio a medio termine), movimenti "democratici" che vogliono la testa dei dittatori (ottenendo a breve la destabilizzazione di intere aree e a medio guerre della probabile  durata di decenni e decenni), ecc., ecc..
Forse converrebbe rilanciare uno scritto di Giuseppe Mazzini: I Doveri dell'Uomo e solo dopo che tutti li assolveranno tornare a parlare di diritti, diritti che vanno ottenuti solo dopo aver assolto ai doveri e non viceversa come oggi accade.
Daniele Panizza