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Felici come i nordici


Alberto Pasolini Zanelli

Niente di nuovo, sia pure per pochi giorni, nei bollettini meteorologici dal Polo Nord e dintorni: la tendenza rimane quella, il futuro è di ghiaccio. Ma invece ci sono dati nuovi e nuove notizie che le novità che vengono da lassù non consistono soltanto di temperatura e di scioglimenti di angoli sempre nuovi del regno boreale. L’ultima novità è doppia e festosa. È il rapporto annuale, la classifica delle condizioni di vita e di felicità della gente lassù. È un elenco, anzi due. Il primo riguarda la classifica di quanto sono contenti di vivere i Paesi della congrega boreale. Sono stati esaminati anche in apertura di quest’anno 156 nazioni. In Scandinavia ce ne sono cinque e occupano cinque dei sei primi posti in classifica. Nell’ordine la Finlandia, la Norvegia, la Danimarca, l’Islanda e, dopo una piccola interruzione, al decimo posto la Svezia. In mezzo, la Svizzera, l’Olanda, il Canada, la Nuova Zelanda e l’Australia. Non ci sono cambiamenti di rilievo in questa classifica, tranne l’ennesimo, piccolo scambio fra la Norvegia e la Finlandia: adesso la capitale della felicità terrestre non è più Oslo ma Helsinki. Per i soliti motivi: migliore accesso alla natura, sicurezza, trattamento dei bambini, le migliori scuole del pianeta, ottima salute in tutti i sensi, dalla testa ai piedi. Tutto come al solito e i protagonisti ne sono comprensibilmente orgogliosi: riassumono le proprie conquiste nella constatazione che “tutto in queste società è a servizio di gente che vuole crescere e perfezionarsi, dalle università ai mezzi di trasporto cittadino.

Gli scandinavi sono particolarmente orgogliosi del confronto con gli Stati Uniti, superpotenza economica e militare del pianeta, ma insidiati da problemi come l’obesità, la depressione e l’ultima crisi acuta, quella degli oppiacei. In un altro terreno l’America denuncia una riduzione di felicità che nasce dall’insufficienza di fondi per riparare le crisi, un ulteriore aumento della corruzione degli enti pubblici, incluso il governo e una fiducia negli enti pubblici che continua a declinare. Lo ammettono anche gli scienziati americani. Uno dei più famosi, Jeffrey Sachs della New York Columbia University, appoggiandosi anche sui dati e sui giudizi dell’Accademia Pontificia delle Scienze: gli Stati Uniti sono sempre più ricchi, ma sempre meno felici.

I Popoli del Nord si considerano invece felici e hanno tanti motivi, non tutti di conteggi e statistiche. La convinzione che si va diffondendo in tutto il pianeta è che la prosperità materiale sia destinata a indebolire e soffocare quella spirituale e la prosperità sia insidiata da eccessi di materialismo. Lassù non è così. La gente del Nord sta facendo progressi anche nello spirito e nella forma che i più considerano, in quasi ogni angolo della Terra, in declino: la religione. Più o meno in tutti gli altri Paesi del mondo la Fede si incrina progressivamente ormai da più di un secolo, molte chiese si svuotano nonostante la generosa abbondanza di spiritualità di papa Francesco. Lassù nuove religioni nascono e soprattutto rinascono. La Norvegia, la Danimarca ma soprattutto la Svezia si ripopola anche delle fedi. Nuove e antichissime. Quelle “boreali” con cui i Paesi nordici nacquero un migliaio di anni fa. Non erano ancora nazioni, si chiamavano  vichinghi, avevano i loro dei, i loro esempi e le loro leggi,le leggende antichissime che si erano portati dietro nelle loro migrazioni. Lo spirito avventuroso non soffocava le tradizioni antiche, che non rischiavano di ucciderlo. Gli esempi estremi più affascinanti vennero già allora dall’Islanda, l’unico Paese al mondo che i colonizzatori trovarono vuoto di tutto. Nessuno prima dei vichinghi aveva tentato di insediarsi come “coloni”. Si portavano dietro i loro vecchi dei, ma contemporaneamente fondavano società moderne. A Rejikavik sorse il più antico Parlamento dell’Europa ed esiste ancora, all’aperto secondo le tradizioni. I funerali vengono sempre più spesso celebrati alla vecchia maniera, le tombe ricoperte di simboli come le rune vichinghe su sfondo verde. “Sono simboli degli europei del Nord – dice un leader norvegese -: siamo avventurosi, prendiamo rischi e andiamo a vivere dove nessun altro oserebbe”. I gruppi neovichinghi hanno ottenuto da quattro anni lo status di religione ufficiale, come le chiese cristiane e ora stanno raccogliendo fondi per costruire un tempio pagano, il primo in Svezia in oltre dieci secoli, da quando cioè i primi vichinghi raggiunsero il posto più settentrionale della Terra. Sapevano tutti leggere e scrivere, coltivavano il patriottismo ma ancor più il culto degli antenati, attraverso libri in cui ogni generazione depositava le generalità di famiglia. Per questo i loro alberi genealogici sono intatti. I nomi degli dei riemergono da quelle carte, le leggende di stirpi di guerrieri oggi fra i popoli più devoti alla pace e alla prosperità da primi del pianeta.