Venerdi il Dipartimento di Stato controllato da Donald Trump ha "dovuto' annunciare, sia pure sommessamente che, dopo quattro anni di indagine, "there never was any Hillary Clinton email scandal. No one ever intentionally did anything wrong with their email. It was never a scandal. It certainly wasn’t a Hillary Clinton scandal".
Il distratto lettore italiano probabilmente non ricorderà quello che accadde durante la campagna presidenziale del 2016.
Ma il cittadino americano di quelle accuse rivolte alla candidata Hillary Clinton sicuramente ne ha un ricordo sgradevole.
Basta rivedere le immagini televisive degli stadi nei quali il candidato Donald Trump aizzava decine di migliaia di fanatici sostenitori che godevano letteralmente nell'urlare "Lock her up", ovvero 'mandala in galera' rivolto alla Hillary.
Grazie alla collaborazione dei russi Donald Trump era riuscito a mettere le mani su un presunto scandalo di 30.000 e-mail inviate dai collaboratori della Clinton utilizzando un account privato anziché quello del Dipartimento di Stato.
Sembra che così avessero agito anche i predecessori della Clinton allo State Department, considerato che il sistema ufficiale del ministero non offriva sufficienti garanzie di immediatezza.
Certamente una incauta decisione da parte dei collaboratori della Clinton che molto probabilmente non era al corrente dell'uso improprio di questa e-mail privata.
Ma su questo presunto scandalo Donald Trump e la sua gang sono riusciti a montare uno tsunami psicologico che ha imbrattato notevolmente l'immagine della candidata Hillary Clinton.
Oggi si viene a sapere che lo scandalo non era scandalo, visto che le e-mail inviate non avevano alcun potenziale negativo.
E sono proprio i repubblicani che controllano il Dipartimento di Stato a doverlo ammettere oggi.
Resta da dire invece che in quei giorni sul presunto scandalo si misero a ricamare anche i media cosiddetti indipendenti che avrebbero dovuto invece usare non soltanto cautela ma anche provvedere a non seguire la marea emotiva scatenata dai repubblicani.
Responsabili di questa caduta di stile e di imparzialità giornalistica sono la Cnn, MSNBC, i giornaloni come il New York Times e il Washington post.
Se da parte di questi eccelsi titolari della comunicazione imparziale, si fosse utilizzato quello strumento di cui la cosiddetta stampa indipendente si ammanta, ovvero il giornalismo di indagine, certamente la tesi scandalistica repubblicana sarebbe stata contestata e svilita nei suoi contenuti.
Così non è stato invece e questo episodio si caratterizza come una macchia indelebile nella asserita e conclamata indipendenza della stampa americana.
Oscar
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10:48 AM (1 hour ago)
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Un altro colpo alla credibilità dei grandi media dopo le armi di distruzione di massa in Iraq.
Con dispiacere
A. Politi
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Con dispiacere
A. Politi
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