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Il paese piu' amico degli USA? L'Italia



Alberto Pasolini Zanelli
Il nuovo presidente degli Stati Uniti non passa esattamente tutto il proprio tempo a discutere con i magistrati dello Stato di Washington, dalla sua residenza di Washington che si trova sulla sponda dell’altro Oceano. La sua angoscia persecutrice è questa, ma Donald Trump trova il tempo di ricevere altre notizie, in genere non buone. In particolare, nei giorni scorsi dall’Europa. Che ha tenuto un paio di vertici in due delle sue tanti capitali e ha trovato modo di emettere semidocumenti o dichiarazioni più o meno concordi ma sostanzialmente critiche verso il Leader del Mondo Libero. Una delle sedi è stata proprio al confine con l’altro mondo, quello islamico, quello da cui possono arrivare ogni giorno terroristi ma da cui è sempre più difficile transitare per i turisti legittimi. Si sono ritrovati alla Valletta, capitale dell’isola e della nazione di Malta, strategicamente ideale per chi voglia proteggersi dalle infiltrazioni africane attraverso il Mediterraneo lì poco più ampio di un largo fiume. Si sono scambiati inquietudini e timori di iniziative che potrebbero venire dagli Stati Uniti e che hanno come prefazione le critiche di Trump, le sue frasi riguardo alla Nato che sarebbe obsoleta e alla possibile disgregazione dell’Unione europea, vale a dire delle due iniziative più importanti e finora più incoraggiate dagli Stati Uniti.
Per la prima volta l’allarme più immediato non viene dalla Russia e neppure dal mondo islamico, ma dagli Usa, da un presidente. I timori non sono tanto focalizzati su Mosca, ma sull’apparente entusiasmo di Trump per il Brexit. “Non sappiamo – ci dicono gli altri – che cosa voglia la Casa Bianca”. Il commento più scoraggiato è venuto da Hollande, il presidente uscente della Francia, talmente impopolare da rinunciare alla candidatura per la rielezione. Il più aspro dall’attuale leader dell’Ue, il polacco Tusk, che si chiama Donald come Trump e che ha ricordato come “la collaborazione transatlantica sia stata uno dei pilastri dell’Occidente, ma che adesso potrebbe essere un’altra unione da sistemare”. Un’allusione discreta, ma allarmata.
Di buone notizie, insomma, ne vengono fuori poche dal crogiuolo europeo allarmato e inquietante. Al punto che gli americani, sempre attenti alle prese di posizione che si possono esprimere e avere riscontro in cifre, hanno condotto un’indagine anche attraverso un sondaggio per scoprire che cosa pensino i Paesi alleati e, finché c’erano, anche quelli considerati tradizionalmente ostili. Una specie di giro del mondo di domande e di cifre, con risposte in parecchi casi sorprendenti, soprattutto per quanto riguarda i nemici. Su chi siano i più ostili, non ci sono dubbi: la Corea del Nord in testa, l’Iran secondo, la Siria terza, poi l’Afghanistan, la Libia, l’Irak e insomma tutto il mondo islamico. Sono invece crollate le cifre del nemico classico della Guerra Fredda: Cuba è diventata trentatreesima, la Russia sedicesima, almeno dal punto di vista dei repubblicani, tradizionalmente più falchi.
Ma i numeri più interessanti e anche sorprendenti riguardano la graduatoria degli alleati e degli amici. C’è una conferma nei primi tre, sempre quelli da quando la Nato è sorta. Capeggiano il gruppo tre Paesi di lingua inglese, il Nord democratico e capitalista del pianeta: la Gran Bretagna, al punto che è sopravvissuto un termine arcaico come “androamericano”, poi i due pilastri del Commowealth, Australia e Canada.
E qui arriva la sorpresa: il Paese dell’Europa continentale considerato dagli americani il più amico è l’Italia, soprattutto fra gli interrogati di fede repubblicana, cioè i compagni di partito del presidente Trump. L’ordine è Australia, Canada, Gran Bretagna, Italia. Che ha scavalcato addirittura Israele, quinta fra i repubblicani e addirittura ventottesima fra i democratici. Subito alle spalle dell’Italia, fra i democratici la Francia ci precede di un soffio (quarta invece che quinta), ma la scelta dei repubblicani è tutta nostra: Roma quarta, Parigi nona. Una piccola, piccante sorpresa in più: la Germania è nettamente dietro, ottava o dodicesima. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensa la signora Merkel.