"Esiste un detto: "scagli la prima pietra chi è senza
peccato".
La realtà dei fatti è
che i media, nella loro maggioranza ed in tutte le loro applicazioni pratiche
(a stampa, in rete, via radio, TV, ecc., ecc.) sono stati critici e fortemente
aggressivi, non perdonando mai nulla a Trump ed assolvendo se non dimenticando
i fallimenti plateali dell'avversaria.
Oggi si vuole il
linciaggio di Trump per il muro con il Messico, ma all'epoca di Clinton, il
vero ideatore della soluzione, non mi pare che il popolo americano si
stracciasse le vesti.
Se vogliamo vedere onestamente la situazione il fenomeno Trump è
nato dai media, dai media che non hanno compreso come un attacco così totale e
minuzioso contro un candidato avrebbe sortito esattamente l'effetto contrario.
Strano che gli
esperti della comunicazione non abbiano fatto tesoro di quanto già avvenuto in
altri paesi, tra cui anche l'Italia, dove questa insorgenza dei media ha sempre
provocato l'affermazione e non poche volte la vittoria plateale dell'avversario
demonizzato.
Tanto per non tediare
con lunghe disamine riassumiamo per punti: Lega Nord erano i pirlotti della
periferia, i trogloditi; Movimento 5 Stelle nel migliore dei casi il braccino
corto del comico ligure. Elenco che potrebbe continuare, ma che evidenzia come
la categoria dei giornalisti, dimenticandosi di fare unicamente la cronaca, si
faccia travolgere e strumentalizzare dal "politicamente corretto"
deciso e stabilito da altri.
In tutti i paesi
occidentali - quelli che si vantano della libertà di informazione e
dell'assoluta indipendenza dei giornalisti - abbiamo clamorosi errori
mediatici, la creazione - senza prove valide - di mostri. Tutte situazioni che
i media - quindi quelli che ne creano i contenuti - quando crolla l'accusa
tacciono, tacciono e a volte arrivano persino a negare.
Un buon giornalista
dovrebbe essere un uomo del dubbio, dovrebbe chiedersi sempre a chi giova e
soprattutto diffidare dei politici di professione uomini che conoscono i
meccanismi e le leve del potere, di quello dove il fine giustifica i mezzi.
Certo l'essere cronisti indipendenti, con l'antica prerogativa di esporre i
fatti epurandoli il più possibile dai si dice, non è facile e soprattutto
economicamente poco redditizio."
Daniele Panizza ___________________________________________
Gentile Signore:
Le siamo grati per questa sua intemerata (non proprio originale) sul comportamento morale e professionale dei giornalisti a livello planetario.
Siamo convinti come Lei che un giornalista dovrebbe attenersi ai fatti evitando ogni interpretazione personale o aziendale al di fuori del caso obiettivo.
Resta il fatto che un cane che morde Mr. Daniele Panizza non e' una story. Ma se Mr. Panizza morde un cane il caso merita di essere analizzato.
Per far parlare di se' a costo zero Mr. Donald Trump ha sempre adottato la tecnica dell'azzannare chi poteva rappresentare un ostacolo, con risultati sotto gli occhi di tutti.
Siccome poi la politica e' business, uno come Donald Trump e' la manna per tutti i media (non solo americani) cosi' come Berlusconi lo e' stato per anni in Italia. Il NYT e il Post hanno aumentato le tirature e le vendite.
Conclusione: il suo giudizio moralistico su chi lavora in un mezzo di informazione ci lascia indifferenti perche' motivato dal noto principio comune a tanti connazionali che "non si parla al manovratore e del manovratore."
Non lamentatevi poi se qualcuno vi schiaffa un MINCULPOP (ministero della cultura popolare) e costringe i direttori dei giornali a comunicare quanto andranno a pubblicare il giorno dopo.
Con tutti i difetti denunciati, la stampa negli Stati Uniti e' un pilastro della democrazia.
Dittatori, arruffapopoli, aspiranti condottieri, capataz, capibastone hanno un solo comune obiettivo: quello di mettere a tacere chi si permette di muovere critiche e fare le bucce al loro operato.
Stia bene.
Oscar