Alberto Pasolini Zanelli
Donald Trump ha chiuso un’altra
porta. Anzi l’ha sbarrata con la stessa fermezza con cui ha agito per sbarrare
quella dell’immigrazione. Questa volta ha deciso di annullare un decreto di
conciliazione che era stato emesso da Barack Obama, suo predecessore
democratico. Questa volta il tema è più intimo e non dovrebbe riguardare
direttamente milioni di persone. Si tratta dell’accesso alle toilette
pubbliche, che da tempo esistono e sono divise, anche in America, in base al
sesso dei frequentatori. Il disegnetto sulla porta o la sigla: maschio o
femmina. Un residuo dei tempi in cui di sessi ce n’erano solo due, almeno
ufficialmente. L’evoluzione del costume aveva creato però da qualche tempo
complicazioni, da quando i sessi non sono più soltanto due e soprattutto non
sono a vita ma possono cambiare. Accanto ai due tradizionali, ce ne sono già
altri quattro che insieme formano una sigla, Lgtb. Ma ci sono anche le porte
contrassegnate da un semplice disegnino in cui prevale l’abito. La polemica in
proposito, inizialmente abbastanza semplice, si è complicata da quando qualcuno
ha sollevato un dubbio: una persona che ha cambiato sesso verso quale porticina
deve dirigersi, verso quella che indica come è nato o quella che specifica che
cosa è adesso? Ideale per gli avvocati.
Infatti subito si è aperta una
polemica con riflessi addirittura costituzionali e con l’inevitabile
contrapposizione fra i due partiti americani. I democratici più favorevoli ai
transgender, i repubblicani più severi e attenti soprattutto ad evitare
equivoci. Chi deve fermarsi un momento in una toilette e si trova davanti due
porticine decorate a quale deve dirigersi: a quella che lo designa come era al
momento della nascita o a quella che lo riconosce come è oggi? Obama, liberale
di nascita, non ha impiegato molto tempo per riflettere su una soluzione
garantista e ha scelto la scorciatoia: uno deve entrare dalla porta in cui si
sente più sicuro e meno possibile oggetto di lazzi o discriminazioni. Non erano
proprio tutti d’accordo ma il problema aveva perso parte della sua urgenza. Se
non che l’America ha cambiato presidente e partito di maggioranza e tante cose
sono cambiate. Per esempio il ministro dell’Educazione, indirettamente
responsabile dei problemi che riguardano le scuole, inclusi i gabinetti. E la
signora appena nominata, fermissima conservatrice, si è trovata d’accordo in
questo con il presidente liberale.
Ma l’uomo della Casa Bianca e, pur
avendo ben altri problemi da risolvere, veti da apporre e attenzioni da prestare
a minacce pungenti o almeno più di moda, quelle russe, ha capovolto la scelta e
ha deciso che, per quanto lo riguarda, uno per andare alla toilette deve
scegliere quella sulla cui porticina è dipinto un essere umano del sesso che
aveva lui o lei il momento in cui è nato. Se ha cambiato e da giovanotto è
diventato signorina, peggio per lui o lei: doveva stare attento e adesso può
entrare solo dalla parte del suo sesso che, almeno in America, è altra cosa dal
genere.
La polemica, naturalmente, non si
fermerà qui e lo si vede anche dallo spazio che i grandi giornali hanno
dedicato alla questione, con ampio risalto sulle prime pagine. Per un giorno o
forse due sono passati in secondo piano anche gli immigranti di origini geografiche
calde e le spie che a quanto pare seminano notizie false forgiate al Cremlino. Su
questo argomento, poi, le posizioni di Putin sono chiaramente opposte a quelle
prevalenti in America. Formalmente l’editto, che prende due pagine e si apre
con l’intestazione “caro collega” è stato spedito a tutti gli uffici che lo
riguardano. Esso riguarda solo le scuole pubbliche: quelle private pare ci
siano ancora due sessi in tutto. Fuori che in Australia, dove sono diventati da
qualche mese ufficialmente tre. A seguito di una serie di processi e revisioni mosse
da un signore che decise di diventare signora e per questo affrontò due serie
di operazioni chirurgiche: quella che deve eliminare e quella che deve
aggiungere. La prima riuscì, la seconda no, la persona era attenta ai suoi
diritti e chiese di essere definito sui documenti neutro. Gli ci vollero undici
anni, ma adesso ha vinto ed è il primo in Australia e forse nel mondo. Sempre
che Donald Trump non chieda l’intervento dell’Onu.
Latrina che vai Trump che trovi