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Latrina che vai Trump che trovi



 New Zealand school sets up unisex toilet for 6-year-old transgender pupil

Alberto Pasolini Zanelli
Donald Trump ha chiuso un’altra porta. Anzi l’ha sbarrata con la stessa fermezza con cui ha agito per sbarrare quella dell’immigrazione. Questa volta ha deciso di annullare un decreto di conciliazione che era stato emesso da Barack Obama, suo predecessore democratico. Questa volta il tema è più intimo e non dovrebbe riguardare direttamente milioni di persone. Si tratta dell’accesso alle toilette pubbliche, che da tempo esistono e sono divise, anche in America, in base al sesso dei frequentatori. Il disegnetto sulla porta o la sigla: maschio o femmina. Un residuo dei tempi in cui di sessi ce n’erano solo due, almeno ufficialmente. L’evoluzione del costume aveva creato però da qualche tempo complicazioni, da quando i sessi non sono più soltanto due e soprattutto non sono a vita ma possono cambiare. Accanto ai due tradizionali, ce ne sono già altri quattro che insieme formano una sigla, Lgtb. Ma ci sono anche le porte contrassegnate da un semplice disegnino in cui prevale l’abito. La polemica in proposito, inizialmente abbastanza semplice, si è complicata da quando qualcuno ha sollevato un dubbio: una persona che ha cambiato sesso verso quale porticina deve dirigersi, verso quella che indica come è nato o quella che specifica che cosa è adesso? Ideale per gli avvocati.
Infatti subito si è aperta una polemica con riflessi addirittura costituzionali e con l’inevitabile contrapposizione fra i due partiti americani. I democratici più favorevoli ai transgender, i repubblicani più severi e attenti soprattutto ad evitare equivoci. Chi deve fermarsi un momento in una toilette e si trova davanti due porticine decorate a quale deve dirigersi: a quella che lo designa come era al momento della nascita o a quella che lo riconosce come è oggi? Obama, liberale di nascita, non ha impiegato molto tempo per riflettere su una soluzione garantista e ha scelto la scorciatoia: uno deve entrare dalla porta in cui si sente più sicuro e meno possibile oggetto di lazzi o discriminazioni. Non erano proprio tutti d’accordo ma il problema aveva perso parte della sua urgenza. Se non che l’America ha cambiato presidente e partito di maggioranza e tante cose sono cambiate. Per esempio il ministro dell’Educazione, indirettamente responsabile dei problemi che riguardano le scuole, inclusi i gabinetti. E la signora appena nominata, fermissima conservatrice, si è trovata d’accordo in questo con il presidente liberale.
Ma l’uomo della Casa Bianca e, pur avendo ben altri problemi da risolvere, veti da apporre e attenzioni da prestare a minacce pungenti o almeno più di moda, quelle russe, ha capovolto la scelta e ha deciso che, per quanto lo riguarda, uno per andare alla toilette deve scegliere quella sulla cui porticina è dipinto un essere umano del sesso che aveva lui o lei il momento in cui è nato. Se ha cambiato e da giovanotto è diventato signorina, peggio per lui o lei: doveva stare attento e adesso può entrare solo dalla parte del suo sesso che, almeno in America, è altra cosa dal genere.
La polemica, naturalmente, non si fermerà qui e lo si vede anche dallo spazio che i grandi giornali hanno dedicato alla questione, con ampio risalto sulle prime pagine. Per un giorno o forse due sono passati in secondo piano anche gli immigranti di origini geografiche calde e le spie che a quanto pare seminano notizie false forgiate al Cremlino. Su questo argomento, poi, le posizioni di Putin sono chiaramente opposte a quelle prevalenti in America. Formalmente l’editto, che prende due pagine e si apre con l’intestazione “caro collega” è stato spedito a tutti gli uffici che lo riguardano. Esso riguarda solo le scuole pubbliche: quelle private pare ci siano ancora due sessi in tutto. Fuori che in Australia, dove sono diventati da qualche mese ufficialmente tre. A seguito di una serie di processi e revisioni mosse da un signore che decise di diventare signora e per questo affrontò due serie di operazioni chirurgiche: quella che deve eliminare e quella che deve aggiungere. La prima riuscì, la seconda no, la persona era attenta ai suoi diritti e chiese di essere definito sui documenti neutro. Gli ci vollero undici anni, ma adesso ha vinto ed è il primo in Australia e forse nel mondo. Sempre che Donald Trump non chieda l’intervento dell’Onu.
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