di MICHELE
ALLEGRI
Nel sud della
Francia, precisamente nella Regione delle Alpi-Marittime, a 10 km a Nord dalla
famosa località turistica e balneare di Nizza, c’è un piccolo paesino, chiamato
Falicon nel cui territorio si trova una piramide egizia di pietra, in parte
erosa che, un tempo, misurava circa sei metri e quaranta.
Si trova a 430 metri
di altitudine su un monte chiamato Monte-Calvo, il cui nome e la cui morfologia
ricordano il ben noto Monte Golgotha di Gerusalemme là dove venne crocifisso
Gesù di Nazareth, secondo la tradizione cristiana.
Infatti, questo Monte
rievoca simbolicamente un martirio e, come nel racconto evangelico, in ebraico,
vuol dire, appunto, cranio-calvo. E’ un luogo tanto ameno quanto affascinante.
In questa porzione di
territorio ci sono elementi di forte suggestione che ci dicono che il luogo è
davvero speciale. Per esempio possiamo trovare il diavolo della Torre di
Tonnerre e la Rocca dell’Aquila con la testa di Roccia, al di sotto della quale
c’è un’immensa caverna che è rimasta inesplorata da più di 70 anni dove si
possono ammirare graffiti, uno dei quali rappresenta un guerriero templare che
casca brandendo la sua spada.
Non è un caso,
quindi, che il mistero della piramide di Falicon si intreccia indubbiamente con
l’epopea dell’Ordine del Tempio che ne fu proprietario durante il Medioevo, per
poi passare nelle mani di un’antica famiglia nobile del luogo ed infine, nel
1803, fu acquistata, assieme al terreno su cui sorge, da un certo Rossetti,
avvocato e poeta al quale il Comune di Nizza ha dedicato pure una via.
La piramide e il
relativo appezzamento di terreno su cui si erge, a tutt’oggi non sono nelle
disponibilità del Comune e, da quello che si può comprendere, non è una
costruzione molto gradita alla popolazione locale, forse perché nel passato ha
avuto una fama di “luogo magico”, talvolta “sinistro”, che ha inevitabilmente
attirato ogni sorta di gruppo, specialmente dalla Gran Bretagna.
Cosa assai curiosa, inoltre,
è la presenza nel territorio di Falicon di un’antica chiesa medievale di
proprietà della Confraternita dei Penitenti Blu che, a Nizza, ha la sua
roccaforte, oltre che una chiesa-Madre al cui interno vi è un affresco murale
sul quale compare un simbolo gnostico, un serpente su una croce a forma di TAU.
Come scrivono gli
autori inglesi Picknett & Clive, che si sono dedicati allo studio del
mistero di Rennes-Le-Chateau, i Penitenti Blu sono un “curioso gruppo che ha legami con la Massoneria di Rito Scozzese Rettificato
e con la nobile famiglia dei Chefdebien” i quali avevano come precettore di
famiglia, guarda a caso, il parroco Alfred Saunière, fratello del più noto
sacerdote Berengère.
Ma torniamo al
racconto.
Da parecchi decenni
la cima di questa Piramide è stata letteralmente tranciata dai vandali,
all’altezza dei tre metri e molte pietre sono state asportate da mani ignote.
Al di sopra della piramide,
cioè nello spazio aereo sovrastante, nel
1994, avvenne un fatto assai curioso del quale parlarono per lungo tempo i
media locali. Il pilota, l’equipaggio e i passeggeri di un aereo di linea
dell’Air France con volo Nizza-Londra videro nel cielo un oggetto volante
simile ad una lente affiancarsi al velivolo.
Di quell’oggetto non
identificato non si è saputo niente di più di quello che hanno riportato i
giornali locali che hanno collegato questo avvenimento a strane presenza UFO
nella zona di Falicon tanto che il CNES,
cioè il Centro Nazionale di Studi Spaziali francese, ha dato attenzione al
fatto.
La piramide è
costruita su una cavità di una grotta, la Ratapignata,
ed è situata su una proprietà privata sconosciuta. In provenzale e in dialetto
sardo, Ratapignata significa grotta dei pipistrelli o dei vampiri. La
grotta, dopo circa dodici metri di discesa in verticale, sbocca su una sala
sotterranea. Qui, un tempo, si trovava una specie di piattaforma rettangolare
su cui erano incisi sette strani simboli magici. Accanto alla piattaforma,
c’era una colonna stalagmitica sulla quale si poteva intravedere un viso
umanoide con le corna che può ricordare la testa barbuta che adoravano i
Templari, il Bafomett.
Per lo studioso
francese ed astrologo Maurice Guinguand, la testa in questione, sarebbe invece
quella di un cane e rappresenterebbe il dio egizio Thot, il cinocefalo dio
della Luna.
Nell’antico Egitto,
il metallo che corrispondeva appunto alla Luna era l’argento, per via della sua
fredda lucentezza. Un racconto popolare di Falicon, risalente al 1600, dice
infatti che un raggio di luce argenteo, in certi giorni dell’anno, si abbatte
sulla piramide.
Inspiegabilmente poi
la piramide è allineata sulla costellazione dello Scorpione e nella sala in cui
si trova la stalagmite, c’è un buco che conduce ad un passaggio sotterraneo
lungo venti metri. Questo cunicolo permette di arrivare ad una seconda sala,
più piccola della prima ed è da lì che parte un’ulteriore passaggio che,
attualmente, è impercorribile. Si dice, poi, che alla fine di questo cunicolo
ci sarebbe una stanza-tomba dove i Templari
si riunivano per svolgere i loro riti durante i Capitoli segreti.
Non si sa bene se i
Templari trovarono la piramide in questione oppure la costruirono loro stessi
su vestigia celto-liguri.
E’ un dato certo che i
Templari, ritornando feriti dalla settima Crociata, quella combattuta con San Luigi, zio di
Filippo il Bello, intorno al 1260, sbarcarono a Montecarlo per poi andare a
Beaulieu dove furono presi in consegna dagli ospedalieri antoniani, per essere
portati in questa zona chiamata anche la Valle
delle Meraviglie.
Il nome deriverebbe
dal fatto che a causa di talune forze
che provengono dal sottosuolo, il luogo sarebbe estremamente curativo tanto da
essere caro sia a Goffredo di Buglione che ai Lusignano, re di Gerusalemme.
Questi nobili,
infatti, avrebbero utilizzato il luogo come deposito di alcuni segreti e di un
tesoro della cui custodia furono poi incaricati i Templari della zona. Il tesoro sarebbe stato nascosto sotto ad una pietra a forma di testa di toro.
A mezzanotte del 24 dicembre, quando Sirio si trova davanti all’ entrata della
piramide, la testa di toro guarda la costellazione ed Orione indica dove è
nascosto l’agognato tesoro. Anche su questa testa di toro ci sarebbe inciso il
numero sette, forse in ricordo, appunto, della settima crociata.
I Templari,
ritornando feriti da questa crociata avrebbero deciso di costruire la piramide
per amplificare le forze sotterranee del luogo e guarire dai loro malanni, in
particolar modo dalla peste che colpì poi tutta la Regione.
Quei poveri cavalieri
di Cristo che vissero nella Valle delle
Meraviglie, avrebbero scoperto che i processi di putrefazione ed infezioni
delle ferite in battaglia potevano essere rallentati stando per qualche tempo
all’interno delle grotta Ratapignata,
poiché, come si sa, all’interno delle grotte non vi sono né batteri né virus e i corpi,
quindi, si conservano più a lungo. Pare che lo stesso fenomeno si verifichi
anche all’interno delle strutture piramidali. Queste tecniche di conservazione
hanno origine nella medicina egizia e ci rimandano alle tecniche di
conservazione dei corpi dei faraoni in sarcofaghi all’interno delle piramide, veri monumenti
funebri costruiti con tecniche ingegneristiche avanzate. Alcuni hanno anche
ipotizzato che i Templari ritenessero
che quel tipo di costruzione tridimensionale emanasse forze curative e
che fosse una specie di catalizzatore di forze telluriche in grado di donare
guarigione a chi vi si ponesse al centro. Anzi ancor di più. Quel poliedro
sarebbe in grado di far rivivere i corpi.
La storia della
piramide comincia a diffondersi solo nel 1803 quando l’avvocato e poeta
italiano Rossetti, il 24 marzo, viene nella Valle delle Meraviglie per trovare
alcuni amici , tra cui il consigliere della prefettura Giacomo Vinay, dopo aver
visitato St. Martin Vesubie luogo in cui i templari portarono la celebre ed
inquietante statua della Madone de
Finestre per farne un santuario. Esso, fu saccheggiato dai briganti che
uccisero i Templari di guardia; i loro fantasmi, si racconta ancora oggi, vagherebbero
per la zona ululando come lupi mannari e come i venti gelidi che soffiano da
quelle parti.
Rossetti visitò altri
“luoghi magici” della zona, dalle Bar su
Loup a Les Arcs dove c’è la
cappella dedicata a Santa Rosalina di Villanuova morta il 17 gennaio, figlia
del crudele Arnaud, detto il lupo mannaro.
La statua di Santa
Rosalina, guarda ancora il caso, è presente nella chiesa di Rennes-Le Chateau!
Nel corso di queste
escursioni, Rossetti salì sul Monte Calvo per ammirare il paesaggio brullo ma
ameno su cui, a quel tempo, si dispiegavano tre case, un mulino, una cisterna ed una
torre.
La zona era divenuta “bene
nazionale” fin dal 1791 cioè da quando i rivoluzionari confiscarono ai privati
quei terreni.
Nonostante però
l’avversione dei sanculotti francesi ai luoghi di culto e delle religioni,
stranamente, a dispetto di altri luoghi sacri distrutti per atteggiamento
ideologico, quella piramide non venne abbattuta.
Rossetti venne a
sapere che i rivoluzionari avevano sequestrato il terreno e la piramide alla
nobile famiglia dei Peyre de la Coste, i cui membri, secondo Marcellin Rodange, storico
locale, erano iniziati ad una società segreta molto potente in Francia che, dalla
fine del 1.500, radunava sotto le sue insegne nobili ed artisti e il cui nome
era Società Angelica.
Una sorta di strana
congrega che aveva interessi diversi
dalla magia nera, al “mondo
sotterraneo”, dall’alchimia alle tombe,
al Graal, alla mummificazione e alla “resurrezione dei corpi”.
Tra le nobili
famiglie che possedettero il terreno su
cui si erge la Piramide è menzionata anche quella dei Tontudi de l’Escarène, anch’ essa appartenente alla Società degli
Angeli. Sul blasone di famiglia compaiono elementi incontrovertibili di quest’
appartenenza: due chimere ed una piramide aperta.
Nel 1804, Rossetti
rimase sconcertato per aver visto quel raggio argentato che si dirigeva verso
la grotta Ratapignata, illuminandone il fondo. Decise allora di scendere nell’antro,
rischiando la vita, poiché il passaggio, sono le sue parole, “era angusto ed impervio”.
Innamorandosi di quel
luogo, comprò la tenuta e vi stabilì fino alla morte. Nel corso del periodo
della sua permanenza a Falicon, Rossetti scrisse un poema di 1300 versi che fu
pubblicato a Torino, con il fine di propagandare il culto di questa grotta e di
questa piramide. Il poema s’intitola “La grotta di Monte Calvo” e descrive con
enfasi le formazioni calcaree scoperte nella “grotta bianca come neve”, menzionando
l’esistenza di questa piramide, descritta poi puntalmente con termini
misteriosi ed iniziatici.
Il frontespizio del
poemetto ci presenta un disegno di Sophie Lederck i cui è rappresentato
l’avvocato Rossetti vicino alla grotta del Monte Calvo, il 24 marzo del 1803,
circondato da due piccoli monumenti: la casa di campagna e la piramide che egli
indica con un dito.
All’interno di questa
poesia che potremmo definire “alchemica”, oltre che della piramide, il Rossetti
ci parla dell’albero dell’immortalità, della luce iniziatica, di “serpenti
fumanti”, di “vulcani”, della “pietra di luce”. Dopo la diffusione della sua lirica,
altri libelli turistici menzioneranno la
piramide e la grotta Ratapignata, dal
1812 fino al 1890.
Ed è solo con il
professor Jean Robert Salifard che, nel 1888, fu organizzata la prima grande
spedizione all’interno della grotta.
Il risultato fu
l’elaborazione di un documento scientifico di 657 pagine manoscritte che aprì
uno studio approfondito e serio su quest’Enigma. Tra le citazioni più
importanti di questo studi, una frase di Du Valgay che nel libro “Le ricerche
sull’’origine e la destinazione delle piramide”, nel 1812 scrisse:
“Le piramidi sono il luogo in cui gli angeli ribelli e i giganti, loro discendenti, si sarebbero occultati
al momento del diluvio universale”.
Per concludere, nel
1940, lo scrittore inglese Tennis
Wheatley, scrisse un romanzo dal titolo The
Devil rides out (il diavolo gira attorno)
che ha come argomento principale la piramide di Falicon, la Ratapignata, il
Monte Calvo e…l’esistenza di una potente ed antica società segreta, erede
dell’Ordine del Tempio, che sorveglierebbe e custodirebbe questi luoghi.