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Press conference di Trump: di male in peggio.

 
Al termine della prima conferenza stampa di Donald Trump il vostro corrispondente è assalito da un attacco di depressione, sgomento, mal di stomaco.
Abituati come eravamo per anni a vedere e ascoltare l'uomo più potente del pianeta (tanto per essere precisi parliamo di George W. Bush e di Barack Obama) che si esprimeva in maniera composta, sulla base del proprio spessore culturale, rispettando l'istituzione che stava rappresentando, con Donald Trump abbiamo assistito ad una ripetizione della fortunata trasmissione "The Apprentice" espressa con un frullato di accuse sia verso la passata amministrazione, sia ai media in generale con l'eccezione della Fox.
Con un vocabolario di non più di 100 parole dense di superlativi assoluti il nuovo inquilino della Casa Bianca, senza tema di sfiorare il ridicolo, ha affermato che i mezzi di informazione americani non hanno messo in evidenza i grandi risultati della borsa, dell'economia raggiunti nel giro di quattro settimane.
A seguire l'attacco insistito nei confronti dei media, in particolare quella CNN alla quale Donald Trump dovrebbe fare un monumento perché la sua elezione si è basata sulla infinità di passaggi delle sue provocazioni quotidiane su quella e su altre televisioni.
Ed infine l'assurda considerazione che le soffiate "leaks" sono accettabili durante la campagna elettorale specialmente se sono a tuo favore, ma devono essere definite atti criminali quando invece riguardano l'amministrazione da te diretta.
Questa conferenza stampa ha confermato che Donald Trump ha come nemici: la maggioranza dei media americani, i "cosiddetti giudici" che gli hanno bloccato l'ordine esecutivo di blocco dei migranti, il popolo messicano, le aziende americane che producono all'estero, la città di Chicago più volte citata come la sentina di ogni criminalità e incapacità amministrativa, i 20 milioni di persone che hanno sottoscritto Obamacare e non sanno come andare avanti senza copertura assicurativa sanitaria.
Ma lo scandalo emerso dei contatti durante la campagna elettorale (e nei giorni scorsi) dei più diretti collaboratori di Donald Trump con l'intelligence russa allo scopo di creare turbolenze negative a sfavore di Hillary Clinton con la promessa di cancellazione delle sanzioni una volta vinta l'elezione non potrà essere coperto da qualche battuta. E neanche con le dimissioni sollecitate del ministro generale Flynn responsabile della sicurezza nazionale.
Tira una brutta aria tra i repubblicani e l'ipotesi di un 'impiccio', che sembrava essere solo una provocazione, comincia ad assumere una precisa dimensione a livello di comitato per la sicurezza nazionale. Ma non solo.

Questo il titolo del servizio CNN:  ranting (speak at length in an angry way) and raving (to show signs of madness or delirium).
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"What I saw from the American president was a focus on getting things done for the people who supported him and who believe in him." Re this Trudeau quote from the article about CETA, how can he, along with Trump's supporters, continue to believe what this sociopath says? How can they fail to comprehend that he is a liar of the worst sort and that self-interest is his raison d'etre? And it is incredible that although Trump by law was not required to turn over his tax returns and other financial records, they never have been demanded, even at this late stage, not that he would come around... (I hope that in the future, legislation will be passed relative to this.) At any rate, whether we are talking about Trump or CETA, self-interest as a driving factor trickles down and ultimately is detrimental to smaller businesses and both consumer and citizen rights. 
Sheila Ratcliffe
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