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I costi di un sistema opaco



                     
Guido Colomba

Un decennio di bugie pesa sul sistema bancario italiano. Banca d'Italia e Consob non sono riuscite a tutelare i risparmiatori italiani. Cosa fanno le altre banche centrali.


 Mentre Wall Street ha festeggiato ieri l'ennesimo record (Dow Jones a 23150 punti), la Sec ha portato Rio Tinto in tribunale per frode sulle miniere in Mozanbico. Al contrario, Banca d'Italia e Consob sembrano in gara per non riuscire a tutelare i risparmiatori italiani come è accaduto con le emissioni bancarie di bond subordinati vendute "retail" agli sportelli (Etruria, banche venete, ecc.). I risparmiatori hanno perso centinaia di milioni di euro. Moltissimi hanno visto azzerarsi i risparmi di una vita. Solo per banca Entruria il liquidatore valuta in oltre 400 milioni di euro il danno provocato dalla "mala gestio". Gli organi di vigilanza (Consob e Banca d'Italia) sono arrivati sempre dopo. Lo stesso, a maggior ragione, vale per il caso Monte dei Paschi che ha bruciato oltre otto miliardi di euro. Il conto totale supera i quaranta miliardi che sono andati a carico dei contribuenti italiani. A che servono, oggi, le quattromila pagine consegnate da Visco alla Commissione parlamentare? A cosa è servito continuare a ripetere, come uno slogan, che il "sistema bancario ialiano è sano"? Chi deve rispondere di questo danno materiale e morale? Per non parlare dei contratti derivati swap (con perdite di otto miliardi nel solo 2016) stranamente acquistati ogni anno dal Tesoro per "cautelarsi" dal rialzo dei tassi che, invece, continuano ad essere sotto zero? Non sorprende che la Nouy, responsabile della Vigilanza BCE, voglia mettere sotto controlo anche l'intero stock dei debiti in sofferenza (non perfoming loans- npl ) che superano in Europa i mille miliardi. Per l'agenzia di rating Fitch l'outlook sul settore in Italia resta negativo proprio per le difficoltà di smaltire questi NPL "nonostante i progressi fatti". Sta di fatto che il primo fondo hedge al mondo, Bridgewater, continua a scommettere al ribasso su piazza Affari su blue-chips come Eni, Enel, Unicredit, IntesaSanPaolo, Generali. Solo su Eni la nuova scommessa ribassista supera i 300 milioni di controvalore. Più volte l'Italia ha protestato, a ragione, per i criteri usati dalla Bce (vigilanza) in modo discrezionale: più severi verso le banche italiane, molto meno quelli applicati ad altri paesi in termini di asset immobiliari (Spagna) e titoli derivati in portafoglio (Francia, Germania, Olanda) dando la sensazione che l'Italia sia considerata una "preda" facile alla portata di mano. Le recenti scorrerie francesi ne sono una ulteriore conferma. Sergio Romano sul Corriere della Sera (re: 18 ottobre) ha rimproverato all'Italia di essere un "paese troppo timido". La polemica in corso sulla conferma o meno del governatore della Banca d'Italia, Visco, riporta in primo piano tutto ciò. Vi sono diversi elementi di sorpresa: (1) la difesa d'ufficio di quasi tutti i giornali italiani e delle reti televisive, (2) la neutralità di Confindustria, (3) il richiamo alla "indipendenza" della Banca d'Italia. Nessuno dell'establishment tradizionale parla della tutela infranta dei risparmiatori italiani. La verità è che il sistema economico italiano è talmente opaco che ha sempre vissuto dei favori concessi dalla banche. Nessuno (tanto meno i gruppi industriali compresi gli editori) ha interesse, dopo aver ricevuto così tanti favori preferenziali, di gettare non solo l'acqua sporca ma anche il bambino nel water. Le banche finanziano l'82% del fabbisogno finanziario industriale. Significativa la hearing, due giorni fa, del procuratore capo del tribunale di Milano, Francesco Greco, alla Commissione parlamentare. Ha ricordato: (a) le omesse segnalazioni alla Centrale dei Rischi (re: IlSole 24 Ore 19 ott.) dove si celano "alterazioni di mercato e frodi molto importanti", (b) il conflitto di interessi nel mondo bancario con i "finanziamenti baciati" delle banche ai clienti soci per sottoscrivere gli aumenti di capitale o i bond subordinati", reati gabatellari perseguibili solo a querela di parte, (c) le fondazioni bancarie definite "free zone" tanto che "se una fondazione paga un politico non incorre nel reato di illecito finanziamento. In alcune fondazioni - ha detto Greco - c'é un peso politico locale molto rilevante". Vi è poi un'aggravante di carattere generale che ha fatto seguito alla nascita della Bce provocando "un accavallamento, una sorta di scarica barile". Una analisi non certo lusinghiera per la Banca d'Italia che riflette il malanimo dell'opinione pubblica sconcertata da un dibattito così lontano dall'economia reale. L'Ocse ha definito l'Italia "un Paese per vecchi dove i giovani sono più poveri e senza lavoro" con un tasso di disoccupazione del 37,8% della forza lavoro rispetto al 24,6% della Francia, il 7,0% della Germania e il 20,9% della media europea. Lo stesso Draghi, aprendo la Conferenza Bce sulle riforme strutturali, ha definito il mercato del lavoro dei giovani "il caso principale" sul tappeto che richiede "politiche attive del lavoro ben funzionanti che permettano alla persone di riqualificarsi e politiche macroeconomiche proattive che accorcino la transizione tra un lavoro e l'altro". Resta da dire che le altre banche centrali hanno reagito alla crisi esplosa nel 2008 con grandi cambiamenti. In Inghilterra è stato chiamato nel 2013 il governatore del Canada Mark Carney. Nello stesso anno in Giappone è stato nominato H. Kuroda che ha avviato un piano rivoluzionario per lottare contro la deflazione. A Washington, dopo Benanke, é subentrata Janet Yellen nel 2014 (scade nel 2018) con la straordinaria politica monetaria espansiva a favore dell'economia. Sul fronte opposto é in scadenza anche Jens Weidmann (Bundesbank) che rappresenta il principale fustigatore dei costumi italiani in tema di finanza pubblica.