“If the story does not bleed does not fit”. Ovvero se la storia non sanguina non funziona. E, a giudicare dal sangue che irrora le prime pagine dei nostri giornali bisogna concludere che questa frase luciferina attribuita ai vecchi (e nuovi) capiredattori e indirizzata ai giornalisti praticanti e' di estrema attualita'.
Nessuno chiede che si torni ai tempi del Minculpop, il ministero della cultura popolare di Mussolini, che aveva diramato drastici ordini ai giornali che dovevano mettere la sordina alla cronaca nera.
Ma enough is enough e detto fuori dei denti non se ne puo' piu'' di leggere di omicidi, di tragedie familiari, di decapitazioni. Con l'aggiunta poi della tragedia dell'aereo fatto cadere dal folle pilota suicida con a bordo 149 innocenti. Sono storie terribili che rischiano di generare in chi legge e negli spettatori una pericolosa assuefazione al peggio.
Ecco perche' la domenica 29 marzo e' stata per noi emigranti esuli in altri continenti una boccata di aria fresca che ci ha ossigenato i polmoni e ridato fiducia, perche' la vita merita davvero di essere vissuta alla grande.
La vittoria della Ferrari in Malesia con al volante quell'incredibile cesellatore di curve che risponde al nome di Sebastian Vettel e la vittoria nel Qatar del ' vecchio' Valentino Rossi, affiancato da Dovizioso e Jannone della Ducati nel Mondiale MotoGP, hanno riportato sulla ribalta internazionale l'immagine di un'Italia che soffre, lavora, rischia oltre ogni limite e si afferma onestamente vincendo sui competitori piu' altolocati.
Sara' forse troppo enfatico dire 'Grazie' a questi giovani eroi e alla Ferrari di Vettel che nella passione della vittoria riesce a parlare un buon italiano.
Ma noi lo diciamo lo stesso: Grazie !!!!