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Il dollaro ha salvato l'Euro

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Guido Colomba

Tutto secondo copione. Raggiunti gli obiettivi interni, la Fed ha portato a buon fine il salvataggio dell'euro rivalutando il dollaro del 17%. Il timing è stato perfetto poichè la manovra ha coinciso con l'annuncio del QE della Bce che ha così ottenuto il massimo risultato positivo prima ancora di entrare in vigore. Ne hanno beneficiato i mercati azionari (ai massimi storici), i tassi di interesse (con gli spread in forte ribasso), le ragioni di scambio per gli esportatori. Il petrolio sotto i 50 dollari al barile è lo spumante di questo simposio. L'obiettivo è uscire dalla trappola della liquidità. Finora, in Europa e in specie nelle economie più deboli come Italia, Spagna, Portogallo (per non parlare della Grecia) famiglie, imprese, banche cercano la liquidità e non la spendono. Risultato: bassi consumi, bassi investimenti, poco credito dalle banche. Un film già visto. Occorre tener presente che l'ultimo tasso di inflazione al 2% risale a 25 mesi fa.. Da allora l'Europa vive in deflazione con tutte le conseguenze del caso (ad es. a gennaio la produzione industriale in Italia è scesa del 2,2%). C'è molta euforia per l'avvio del QE di Draghi con gli acquisti di bond (60 miliardi al mese) sul mercato secondario, anche se restano sul tappeto alcuni quesiti tecnici. Tra questi l'offerta di titoli sovrani. Le maggiori compagnie di assicurazione e diversi fondi hanno già detto che non intendono vendere i titoli di Stato che hanno in portafoglio poichè rendono molto sia per interessi che in conto capitale a fronte di rendimenti prossimi allo zero. Draghi afferma che la Bce è in grado di stabilizzare l'inflazione. Ma questo non cambierà la crisi della classe media. Dal rapporto Oxfam sulla distribuzione della ricchezza emerge che l'1% più ricco della popolazione mondiale possiede il 48% della ricchezza globale. Il rimanente 52% è posseduto per la quasi totalità dal 20% più ricco mentre l'80% della popolazione possiede appena il 5%. L'iniquità, l'ineguaglianza e la debolezza della classe media sono entrati nel dibattito politico sia in Europa che negli Usa. I consumi sono bassi perchè la classe media si è impoverita. L'unica ricetta è la riduzione delle tasse nelle tasche dei consumatori. Ma, nel breve periodo, aumenterebbe il debito pubblico e ciò si scontra con le "regole" di Berlino imposte all'Unione europea e all'eurozona. Resta solo la via della spending review (con impatto sulle politiche sociali) e delle privatizzazioni. In Italia qualcosa si muove su entrambi i fronti grazie all'impulso del governo Renzi ma, sullo sfondo, vi è sempre la soggezione che la classe politica (sia di destra che di sinistra) dimostra nei confronti della finanza internazionale. Una piscosi denunciata (150,5 miliardi di derivati acquistati dal Tesoro con una perdita potenziale di 42 miliardi) da Luigi Zingales e Sergio Rizzo (sul caso Morgan Stanley che ha incassato su un derivato 2,5 miliardi di euro "pagati sull'unghia" dal governo Monti senza nemmeno chiedere il parere all'Avvocatura dello Stato o alla Corte dei Conti). Vi è stata la risposta molto risentita del direttore generale del Tesoro Vincenzo La Via, ribattuta da Zingales (perchè il Tesoro vende "swaptions" così rischiose?). Poi è calato il silenzio. Le privatizzazioni dei migliori asset del Paese (Enel, Eni, Poste ecc.) non hanno molto senso se non si liquidano le aziende municipali a cominciare da quelle senza dipendenti. Uno spreco continuo di denaro pubblico generato dal lobbismo interno dei partiti. Se ne parla da troppi anni.