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House of Cards, terza edizione, scarso entusiasmo




Per un paio di giorni a Washington DC abbiamo avuto pioggia gelata che ha trasformato in lastre di ghiaccio le strade impedendo molto spesso l'accesso alle abitazioni.

Così è stato giocoforza rintanarsi in casa e sciropparci tutte le 13 puntate della terza stagione di House of Cards.

Nonostante la bravura di Kevin Spacey e di Robin Wright devo dire che la sensazione immediata al termine dell'ultima puntata è stata quella di un "già visto", che ha fatto rimpiangere non poco le precedenti annate.

E' la formula che risulta logora: parlare di Washington, del Congresso, della fauna politica che passa le sue giornate e le notti a tramare vendette e attentati pur di raggiungere il potere e la celebrità alla fine non suscita emozioni più di tanto.

Francis Hunderwood interpretato con grande maestria da un Kevin Spacey, imborsito per gli oltre 10 chili che si è messo addosso, e la first-lady, Claire i cui primi piani cominciano a denunciare i problemi dell'età, sappiamo tutti che sono pronti a cimentarsi in sporchi giochi e che non tralasciano nulla di intentato pur di raggiungere lo scopo.

Secondo noi l'unica nota originale che chiude questa terza edizione del fortunatissimo House of Cards è il veloce logoramento del matrimonio tra il presidente degli Stati Uniti e la sua consorte dovuto alla maturazione di un ego sconfinato della signora che alla fine confligge con quello super raffinato del marito presidente, sino ad arrivare allo scollegamento finale con Claire che abbandona Francis.

Il successo di questa produzione è determinato comunque da quel filo sottile che congiunge ogni puntata creando un traino emotivo che inevitabilmente ti costringe a passare alla storia successiva se ce l'hai a disposizione.

I protagonisti di contorno del duo presidenziale si muovono rispettando la logica di fondo della formula che è quella di usare tutto quello che hanno a loro disposizione pur di fottere gli avversari in un clima reso incandescente dal continuo passaggio di ruoli senza alcun vincolo di minima fedeltà.

Netflix ha inventato la serie di episodi che vengono proposti come un unico pacchetto ai propri abbonati. Una tecnica che ormai è stata copiata anche da altri competitori e che consente all'utente di gestire la visione delle puntate a proprio piacimento.

Il grande successo planetario di questa storia, arrivata alla terza edizione, basata su fatti e misfatti della Washington politica che sono raccontati con grande precisione da chi ha vissuto per anni all'interno di Capitol Hill è pienamente meritato e giustifica gli oltre 100 milioni di dollari che ogni serie costa al committente.