inviato a new york
Un potere assoluto, che va dalla Casa Bianca al Congresso,
passando anche dalla Corte suprema. È quello che ha conquistato martedì
notte il Partito repubblicano, grazie al sorprendente trionfo di Donald
Trump. Verrà usato subito per annullare tutto quello che si può
cancellare dell’eredità politica di Barack Obama, e realizzare poi
un’agenda conservatrice.
Per riuscirci, però, il nuovo presidente dovrà trovare un terreno comune con i leader di Camera e Senato, e con l’establishment del Gop contro cui aveva costruito la sua campagna. Un segnale positivo ieri è già arrivato dallo Speaker Ryan, che durante la campagna elettorale aveva esitato ad appoggiare Donald, ma ora lo ha abbracciato: «Ha vinto da solo, guiderà un partito unito».
Trump poi nominerà il successore del giudice della Corte Suprema Scalia, ma è possibile che durante il suo mandato altri magistrati anziani, come i liberal Ginsburg e Breyer, o il moderato Kennedy, si ritirino. Questo gli darebbe la possibilità di costruire un’ampia e giovane maggioranza conservatrice, capace di influenzare la direzione degli Stati Uniti per oltre una generazione.
Durante la campagna, Donald aveva indicato le sue priorità dei primi cento giorni. Aggiungendo gli altri temi di cui aveva parlato nei comizi, è possibile stilare la sua agenda.
Il primo punto, come ha ribadito ieri il leader del Senato McConnel,
sarà cancellare Obamacare. Molti aspetti della riforma sanitaria
potranno essere eliminati con un tratto di penna, mentre altri
richiederanno l’intervento del Congresso. Trump, poi, non potrà fare a
meno di costruire il muro lungo il confine col Messico, anche se farlo
pagare ai vicini sarà complicato. L’opera poi richiederà il via libera
del Parlamento, per i soldi comunque necessari, e perché dovrà
attraversare circa duemila miglia di terreno con regole diverse.Per riuscirci, però, il nuovo presidente dovrà trovare un terreno comune con i leader di Camera e Senato, e con l’establishment del Gop contro cui aveva costruito la sua campagna. Un segnale positivo ieri è già arrivato dallo Speaker Ryan, che durante la campagna elettorale aveva esitato ad appoggiare Donald, ma ora lo ha abbracciato: «Ha vinto da solo, guiderà un partito unito».
Trump poi nominerà il successore del giudice della Corte Suprema Scalia, ma è possibile che durante il suo mandato altri magistrati anziani, come i liberal Ginsburg e Breyer, o il moderato Kennedy, si ritirino. Questo gli darebbe la possibilità di costruire un’ampia e giovane maggioranza conservatrice, capace di influenzare la direzione degli Stati Uniti per oltre una generazione.
Durante la campagna, Donald aveva indicato le sue priorità dei primi cento giorni. Aggiungendo gli altri temi di cui aveva parlato nei comizi, è possibile stilare la sua agenda.
Sull’immigrazione, il nuovo capo della Casa Bianca vuole cancellare il Deferred Action for Childhood Arrivals, cioè l’iniziativa di Obama che proteggeva dalla deportazione i «dreamers», illegali portati dai genitori negli Usa quando erano bambini. Poi ha promesso di cacciare i circa 12 milioni di immigrati senza documenti, riportandoli nei Paesi d’origine, dove poi potranno fare domanda per tornare senza amnistie. Vuole controlli severi sulle persone in arrivo dai Paesi a rischio terrorismo, e fermare l’accoglienza dei rifugiati siriani. Ha detto anche di essere favorevole alla tortura, per sciogliere la lingua di chi potrebbe conoscere piani per attaccare gli Usa, un progetto che potrebbe risultare illegale, e comunque lo metterebbe in rotta di collisione col collega di partito e senatore McCain, ex prigioniero di guerra che aveva insultato durante la campagna.
Il nuovo Presidente non riconosce che il riscaldamento globale è un fenomeno provocato dall’attività umana, e anche se non ha il potere di annullare l’accordo di Parigi firmato da Obama, può ignorarlo e non applicarlo. Il suo obiettivo infatti è aumentare la produzione di energia, favorendo anche il fracking e rilanciando l’estrazione del carbone.
Un punto a cui tiene lo Speaker Ryan è la responsabilità fiscale, e su questo bisognerà trovare un compromesso. Trump infatti vuole varare il più grande taglio alle tasse nella storia degli Stati Uniti, favorendo soprattutto le imprese, ma anche le famiglie. Ciò provocherà un buco nelle entrate, che secondo lui sarà compensato dall’aumento del gettito fiscale provocato dall’accelerazione della crescita. Ryan però potrebbe chiedere tagli alla spesa, per dare via libera ad un progetto che non gonfi il deficit. Il nuovo capo della Casa Bianca infatti vorrebbe promettere ai privati agevolazioni fiscali da 137 miliardi di dollari, per stimolare un loro investimento oltre il trilione di dollari allo scopo di ricostruire le infrastrutture del Paese. Trump poi minaccia di abbandonare il Nafta, e tutti i trattati sul commercio che danneggiano i lavoratori americani. Di sicuro il Tpp con l’Asia e il Ttip con l’Europa sono morti, e lui vuole che le aziende Usa smettano di esportare lavoro all’estero. Questi piani potrebbero contrastare col tradizionale liberismo repubblicano.
Sul piano internazionale vorrebbe cancellare l’accordo nucleare con l’Iran, e intende aumentare le spese per la difesa. Però ha criticato la Nato, non vuole fare il poliziotto del mondo e scatenare guerre, e intende dialogare con Putin.
Le scelte sulla Corte Suprema potrebbero mettere in discussione la legalità dell’aborto e dei matrimoni gay, mentre i finanziamenti illimitati alla politica non verranno più toccati. Un’agenda ambiziosa, dunque, che punta a cambiare la faccia degli Usa.
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Caro Oscar,
Interessante
l'articolo di paolo mastrolilli. Fermo restando il fatto che per i vs.
candidati alla Presidenza (ormai assegnata a Trump) vale il famoso detto di
Kissinger nel corso della lontana guerra Iraq-Iran: "PECCATO CHE NON
POSSANO PERDERE TUTTI E DUE", una cosa è dire, un'altra è il fare e,
soprattutto, il come fare. Certo le promesse sonostate tante e dirompenti, ma
con queste l'uomo è salito in Campidoglio perchè la maggior parte degli Stati
Conferderati lo vuole. E questo, giusto o sbagliato che sia, è ciò che
comporta la vera democrazia. Noi europei viviamo molto di chiacchiere ed
infrastrutture (tipo Bruxelles) che producono per lo più fumo con poco
arrosto. Fortunatamente per voi è diverso: c'è sempre fumo, ma poco, con più
arrosto. Ai posteri la sentenza. Certo il commentatore ha elencato per bene
tutti i temi che possono fare orripilare i praticanti del perbenismo e del
vogliamoci tutti tanto bene. Proprio su questo si fonda il ns. disastro
europeo che sta portando una Destra di Destra a coprire l'Europa. Ci sarà un
motivo perchè i più xenofobi sono i Paesi dell'ex-blocco sovietico. Loro sì
che hanno avuto il comunismo col presupposto vogliamoci tutti bene. Adesso
pensano soltanto e soltanto a loro.
Aldo Nicolosi
Milano
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