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Quarto settore e "venture philantropy"


Guido Colomba

C'è un intreccio virtuoso tra la "venture philantropy" e la riscoperta del recupero e manutenzione dei tesori d'arte con l'aiuto finanziario dei privati. Il tutto nell'ambito di un riconoscimento crescente da parte dello Stato, come avviene nel Nord America e nel Nord Europa, attraverso adeguati sconti fiscali. Il primo aspetto è legato alla crisi del modello tradizionale del welfare occidentale. La vecchia ricetta, basata su più tasse per finanziare il welfare, è tramontata perchè non più sostenibile. "Oggi è impensabile - ha detto Carlo Pesenti al convegno "Investire sull'utile" - che il settore pubblico possa garantire le prestazioni del passato". La donazione, come gesto personale e privatistico, non pare una risposta adeguata per rispondere ai bisogni sociali. Nasce qui il concetto della "venture philantropy", nata nel mondo anglosassone (la metà delle 210 organizzazioni attive è negli Usa), in grado di inserire competenze imprenditoriali in una fase storica caratterizzata da una società sempre più sfiduciata. Cresce l'idea di una ibridazione tra pubblico, privato e terzo settore. Un comparto che ha raggiunto in Italia una dimensione di tutto rispetto con 235mila organizzazioni non-profit, con oltre 500 mila addetti, che rappresentano il 4,3% del Pil. Può nascere un "quarto settore" con nuovi protagonisti? C'è un esempio operativo a Milano dove è sorto un grande centro ambulatoriale (re: Oltre Venture), con costi di poco superori al ticket. La sfida è utilizzare strumenti misti con il finanziatore che sia disposto ad accettare rischi e rendimenti diversi in funzione di un intervento di finalità sociali. C'è un riflesso occupazionale di grande significato. I protagonisti di queste nuove iniziative di "welfare partecipato" sottolineano che "anzichè offrire ai giovani di fare volontariato, offriamo loro dei lavori anche ben pagati in questo settore". Il G7 delle Accademie. L'altro aspetto riguarda il salvataggio del patrimonio culturale messo a dura prova anche dai ripetuti terremoti che hanno colpito l'Italia. Se ne occuperà anche l'Accademia dei Lincei nel marzo del 2017 con una iniziativa - il G7 della cultura -che precederà il G7 della politica che si terrà a Taormina il 26-27 maggio prossimo. Con vari interventi normativi e regolamentari, il ministro dei beni culturali Franceschini, è riuscito a sensibilizzare anche il mondo industriale. Boccia, presidente di Confindustria, è stato esplicito: "L'Italia può essere considerata una grande piattaforma di accoglienza sia nella logica degli investimenti che di bellezza, arte e cultura". Ed ha spiegato che "investire in cultura deve essere una priorità. Vivere in Italia è vivere una emozione per l'enorme patrimonio che possiede. E investire sempre di più in cultura è un modo per raccontare tutta l'Italia fuori dai suoi confini". Il Chiostro di Sant'Andrea delle Dame, della Seconda Università di Napoli, è stato recuperato e in parte ristrutturato grazie all'intervento diretto dell'associazione industriale.