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Ipotesi più consolanti


Alberto Pasolini Zanelli

Le ultime ore sono state generose di novità nella feroce e misteriosa vicenda del Coronavirus. Qualcuno si ricorda adesso di averli forse “visti” in volo su vari cieli della nostra Terra. Qualcuno gli aveva dato il nome di “dischi volanti”, i più non avevano creduto a questa “scoperta” e così negativo era stato il giudizio sulla loro esistenza che l’ipotesi era finita solo o quasi nei romanzi di fantascienza. Sono “resuscitati” poche ore fa quando un paio di osservatori dalla memoria lunga si è richiamato alla mente allarmi di quasi mezzo secolo fa. Non è una interpretazione rivoluzionaria, ma potrebbe meritare un richiamo della memoria in un momento in cui la guerra difensiva della Terra (e soprattutto dell’America) riprende un poco di vigore dopo essere stata schiacciata e ammutolita nelle prime settimane comprensibilmente dedicate alla difesa e allo sforzo di diminuire il numero delle vittime “nuove”.

Adesso circolano anche dei disegni ipotetici che mostrano la ormai nota “nuvola rotonda” e invisibile che forme avrebbero potuto essere avvistate in tempi antichi ma anche, brevemente, quasi subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Quella di oggi non è una “scoperta”, al massimo una ipotesi e il suo immediato valore è psicologico: dimostra che si infittiscono le piccole novità delle ultime ore e le loro gracili e nuove ipotesi incoraggianti. Non c’è e non ci sarà per ora un’attenzione di primo piano su questo antico dettaglio, la cui rivelazione è per ora un indizio in più della riemersione di qualche buona notizia. Nelle ultime ore ce ne sono state più d’una, anche se ben presto contestata. Le più concrete rivelazioni riguardano le vittime del virus, che continuano a crescere nelle statistiche, ma da qualche giorno ad un ritmo sensibilmente rallentato. Non solo ma soprattutto in America. Non ovunque ma in qualche zona, in differenze che occorrerà ancora molto tempo per emergere in una parità di ipotesi.

Quello che è sicuro negli ultimi giorni e nelle ultime ore è un rallentamento del ritmo in aree importanti degli Stati Uniti, in diverse forme: una diminuzione del numero giornaliero di ricoveri e di decessi, ma anche delle regole che si erano finora irrigidite in una specie di “battaglia” riscontrabile anche o soprattutto con la perfezione del ritmo, a sua volta e in gran parte conseguenza di scelte a loro modo politiche. A un estremo ci è stato fino dall’inizio e non ha perduto il triste primato è lo Stato di New York, per vari motivi il più evidente dei quali è il rapporto fra l’area e la popolazione, calcolata soprattutto dal governatore Andrew Cuomo, uno dei più noti e potenti “alternativi” alla linea federale ufficiale. Essa si è articolata finora attorno al presidente Trump, che trovava i suoi critici all’interno delle strutture, a cominciare dall’intransigenza di Anthony Fauci, specializzato in cattive notizie, purtroppo quasi sempre giuste.

Adesso nella sua “filosofia” sembrano aprirsi delle eccezioni, anche e soprattutto a proposito delle possibili date di alleggerimento delle più rigide ed essenziali forme di divieti. Il linguaggio dell’esperto italoamericano è sempre molto cauto e “allarmante”. Egli non esclude più che il calo delle nuove “aggressioni” possa concretizzarsi fra uno o due mesi e il tasso di mortalità moderarsi di quasi un terzo entro l’estate. Rimane tuttavia il pronostico di una ripresa e forse aggravamento della minaccia al prossimo inverno, dovuta all’esperienza che dice che il freddo aiuta quel virus mentre il caldo lo può attutire. In particolare il tempo del “ricovero” starebbe per passare da undici giorni a otto. Ciò permette un allentamento dei “freni”, che potrebbe giovare, se non subito, anche al problema secondario ma la cui gravità sta invece ancora aumentando: le conseguenze finanziarie ed economiche in genere dovute in buona parte al rigore che ha portato l’economia americana (e quella di quasi ogni altro Paese industriale) a cifre che potrebbero superare anche quelle dell’ultima Grande Depressione mondiale e, fra le più vicine, quella del 2008. Il numero dei licenziati è già salito a 30 milioni. Adesso spuntano delle ipotesi più consolanti, non più “bruciate” da un “no” della Casa Bianca. E perfino Fauci si è astenuto per ventiquattro ore.