Alberto Pasolini
Zanelli
L’ultima mossa di
Donald Trump non è stata un affondo. È stata rivolta, però, ai Quattro Moschettieri.
E va vista, almeno per il momento, con un salto all’indietro, in difesa. Il presidente
repubblicano degli Stati Uniti ha concluso con i leader dell’opposizione un
compromesso che forse gli gioverà nella conduzione della campagna elettorale ma
che, visto con l’occhio del momento, assomiglia non poco a una concessione, a
un compromesso, a un cambiamento di strategia o almeno di tattica. Trump ha
incontrato i nemici in un colloquio durato ore e aveva come argomento una
questione di danaro. Una grossa quantità come è sempre il caso da quando l’America
e il mondo intero sono costrette con le spalle al muro dall’incubo senza volto
che i suoi “scienziati” hanno deciso di chiamare Coronavirus. E che continua a
incalzare. La penultima mossa è un affondo che si chiama 22 milioni, i
cittadini (ma anche gli immigrati) destinati ad essere senza lavoro e dunque
senza reddito, in conseguenza della “chiusura” dell’America. Un automatismo su
cui né Trump né i suoi concorrenti potevano fare nulla, se non cercare ancora
dei soldi.
In una misura comparativamente
modesta, ma sintomatica: dalle tasche personali di Donald Trump. O almeno da
dei cassetti delle sue casseforti. Donald Trump, l’uomo d’affari, ha deciso di aprirne
alcuni dalla più antica sua attività finanziaria: gli alberghi. Sono parecchi,
in America e nel resto del mondo (si è discusso a lungo di un gigantesco
investimento a Mosca) e sono di ineguagliato lusso, anche e soprattutto nelle
dimensioni e alla “larghezza dei confini”: ci si dorme, ci si ciba, ci si ascolta
la musica e ci si organizzano conferenze di portata mondiale. Non è modesto
neppure il nome: un albergo di proprietà di Donald Trump si chiama Torre. Quella
di Washington e ancor di più di New York sono quasi banche. E rendono da
decenni, da quando lui neppure sognava la sua carriera e gloria politica. E fruttano
dollari privati e pubblici. E allora, da quando il custode delle casse
pubbliche dell’America è costretto a vuotarle per mantenere viva la patria, qualcuno
ha proposto a Donald Trump (o forse è stato lui spontaneamente) di trasportare
una congrua parte di quelle ricchezze al Tesoro e di lì istantaneamente o quasi
nella pioggia di soccorsi simile a quella soffocante e assassina di una combinazione
chimica. Certamente non basta, ma è reale e soprattutto dimostra che questo Paperone
non è avaro.
Che vuole e deve
sopravvivere a un duello molto particolare: non è singolo. E Donald Trump non è
D’Artagnan. Anzi, ce l’ha contro, assieme agli altri protagonisti della
leggenda cavalleresca: i Porthos, gli Athos e gli Aramis. E perfino D’Artagnan.
I Quattro Moschettieri contro il Cardinale abbandonato dalle sue Guardie. Nessuna
famosa, ma forti di numero, almeno nella costruzione romanzesca di Dumas. Trump
ne aveva arruolati alle prime battute della campagna elettorale e distribuito
spade lucenti e potenti. Senza badare troppo ai nomi: uno dei primi combattivi
aspiranti alla gloria si chiamava Scaramouche, eroe di tutti i duelli,
Scaramucci di anagrafe. Durò un paio di mesi e Trump lo epurò. Erano i tempi in
cui poteva permetterselo: non c’erano pandemie e tutta l’America cui non andava
a genio l’attuale leader gareggiava nel colpirlo. Senza grande successo, per la
verità. Anche e soprattutto perché l’opposizione era più chiassosa che
costruttiva, come soprattutto evidente nelle rabide polemiche in campo democratico.
Fra due aspiranti che puntavano su una trasformazione del Partito democratico
in forza “socialista” e un moderato che aveva dalla sua otto anni di esperienza
come vice di un presidente affascinante come Barack Obama.
Adesso, a meno di
duecento giorni dall’elezione per la Casa Bianca, si sono improvvisamente conciliati
e anzi coalizzati. I Quattro Moschettieri contro il Cardinal Trump: Joe Biden, Bernie
Sanders, Elizabeth Warren. E Nancy Pelosi, che non è candidata ma è presidente
della Camera e forse la più brava a incrociare il ferro contro Trump. Uno degli
ultimi episodi si è svolto alla Casa Bianca: il presidente ha esposto il suo
programma, lo ha consegnato alla presidentessa e lei, davanti a lui, ha
stracciato accuratamente ogni foglio. I Quattro Moschettieri si sono incontrati
e uniti. Anche se il D’Artagnan questa volta è una signora quasi ottantenne con
sei figli e tredici nipoti. Più la lama con cui ha fatto a pezzi le promesse
del Cardinale.