Alberto Pasolini
Zanelli
Qualcosa sta
cambiando nella guerra americana contro il Coronavirus, ma la nuova strategia
non è basata su un nuovo carico fiducia o di ottimismo. Tecnicamente, anzi, è
il contrario, ma sembra avere più successo della strada imboccata fino a ieri
dal giorno in cui hanno cominciato a scoppiare le bombe contro la salute degli
Stati Uniti e di tutto il resto del mondo: invece di spargere buone notizie,
adesso gli strateghi di questa guerra medioevale scelgono come principale strategia
una crescita degli allarmi. Fanno previsioni che da qualche giorno si
concentrano sulle future vittime, con delle cifre sempre più allarmanti e più
gonfie. Il più sonoro fra gli strateghi ha apparentemente sospeso il bollettino
quotidiano degli incoraggiamenti che fino a ieri era stata la sua arma
preferita.
Al posto dell’incoraggiamento
ci sono ora nuove sirene di allarme. Non si spargono dati incoraggianti, ma si
suonano le sirene. Su ambo i fronti della guerra e delle sue stragi, sia nel
linguaggio degli scienziati, sia in quello del potere politico. Donald Trump
aveva fatto il possibile finora nel ritoccare quasi ogni giorno le cifre che
erano in giro e che in buona parte erano “ingigantite” dai mass media, giornali
e televisione, incitando in un certo senso la Casa Bianca a correggerle nei limiti
del possibile nel tentativo di spargere fiducia in un modo paradossalmente
simile a quello che esce dai fatti e dagli allarmi sempre nuovi.
Adesso Donald Trump
prende il microfono e incoraggia gli americani in un modo non ortodosso: ingrossando
gli allarmi. Ancora qualche giorno fa egli aveva promesso ai suoi concittadini delle
date sempre meno strette, culminate nella promessa che dal giorno di Pasqua diverse
misure di emergenza si sarebbero potute alleviare. Sono bastati due giorni,
anzi ore, per smentire questa previsione. E adesso l’allarme viene rilanciato,
ma in un modo da non escludere la speranza. Adesso la voce della Casa Bianca
dice agli americani che difficilmente si potrà diminuire le tristi previsioni,
ma anzi il totale dei decessi potrà arrampicarsi da 100mila a 250mila, perché mancano
ancora tutte le armi per la difesa. Però se tutti gli americani sotto minaccia adotteranno
le più rigide misure di difesa e prevenzione, allora c’è speranza di poter anticipare
una svolta positiva.
Lo dice Trump, gli
fanno da coro quasi immediato voci che creano più fiducia: quelle degli
scienziati. Sempre però con un tono di allarme che si riassume così: “Finora le
cose sono andate peggio, ma se ci impegniamo di più potrà finalmente comparire
qualche miglioramento”. È un coro senza molti precedenti e anche, probabilmente,
ubbidiente a una strategia elaborata e indirettamente incoraggiante. La portano
avanti grandi nomi della scienza medica come Anthony Fauci: “Le diagnosi sono
giuste, siamo soltanto indietro nella fabbricazione degli strumenti di lotta. Continuate
dunque ad avere fiducia”.
Il presidente parla
in modo un po’ più indiretto, ma basato su una strategia ben precisa: quella
elettorale. La credibilità e dunque la popolarità di Trump si stava lentamente
logorando con l’accumularsi di dati e statistiche e previsioni genericamente
allarmanti. Dalla Casa Bianca partivano quasi quotidianamente parole dal suo
contrastante: “Ci stiamo difendendo bene. Abbiate fiducia”. Numeri in contrasto
con quelli rilasciati quasi quotidianamente.
Ed ecco la
strategia nuova: il meglio verrà, ma dopo che sarà cresciuto ulteriormente il
peggio. Quanti morti nel bilancio finale? Forse centinaia di migliaia, ma se
non faremo tutto il possibile, rigorosamente, in una difesa che assomigli a una
controffensiva. Fino a ieri l’altro l’allarme si era concentrato su New York e
sui due Stati vicini. Adesso si ammette che lo stesso allarme suona anche in
altri Stati delle stesse dimensioni. Se saranno prese tutte le misure necessarie,
il numero delle vittime non salirà al di sopra delle 240mila in tutti gli Usa. Ma
se le nostre misure non saranno sufficienti, allora si potranno toccare vertici
da un milione e mezzo ai due milioni e 200mila.
Allarmi angosciosi,
cifre da rabbrividire. Ma anche indicazioni delle insufficienze e loro più
precisa locazione. In sostanza gli americani sono invitati a resistere, lottare
e aspettare. Date finalmente abbastanza precise. E calcolate per le conseguenze
politiche. A cominciare dalla fiducia nel presidente. Che diversi sondaggi dicono
in ripresa. La voce di Trump è più ascoltata, pare, quando ha un accento di
allarme.