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La prima notizia.....


Alberto Pasolini Zanelli

La prima notizia che la maggior parte degli americani va a cercare nella tv o sui giornali ogni mattina è un pacchetto di dati. Che di questi giorni sono tutti allarmanti: si avvicina a 5mila la somma dei morti da pandemia. L’ultima giunta è di un migliaio, il totale delle infezioni è fra le 200 e le 300mila unità. La gente è evidentemente impaurita, sulla strada della protesta. Si è aggiunto al malumore di massa il vicepresidente degli Stati Uniti, Mike Pence. Che ha scelto il Belpaese come spauracchio particolarmente credibile: “La nostra situazione – ha ammonito – è comparabile a quella dell’Italia, dove il virus ha spinto gli ospedali al limite della capacità in piena marcia di agonia sempre più grave ogni giorno”. A conferma della previsione, gli allarmi secondo cui gli ospedali stanno per rimanere senza mascherine e senza ventilatori e le riserve sono ormai esaurite.

È la voce più allarmante che venga da Washington, anche se Pence non è Trump ed è una figura di ricambio, per di più abitualmente taciturno. Ma Wall Street continua a dargli ragione due giorni su tre. Si moltiplicano, oltre agli allarmi, le memorie di altre precedenti recessioni. Gli Usa ne hanno sofferte dieci dal 1945 ad oggi, prolungate ciascuna dieci mesi. Allora come oggi, ma anzi oggi di più, si accumulano le critiche allarmate alla resistenza del governo, anche se non sempre al presidente. C’è anzi qualcuno che lo difende anche oggi e soprattutto nel mondo economico. Alle critiche si sono aggiunte nelle ultime ore minacce personali all’uomo ritenuto responsabile dei più gravi errori. Un medico, anzi Anthony Fauci, direttore dell’Istituto nazionale di difesa contro le allergie e malattie infettive. Egli è molto ammirato all’estero e soprattutto in patria, particolarmente perché ha in diverse occasioni espresso opinioni opposte a quelle di Trump. Quando qualcuno propose un antivirus che avrebbe dovuto distruggere il Covid-19, il presidente lo salutò con entusiasmo, il medico lo scartò immediatamente. E fece dei bis anche meno clamorosi, ma che si accumularono in qualche settore dell’opinione pubblica e negli ultimi giorni sono emerse minacce di violenze personali, che hanno indotto la Casa Bianca a rafforzare le misure di sicurezza personale per Fauci.

Un altro argomento di critiche, anche aspre, e’ emerso nelle ultime ore e ha come bersaglio una sezione del mondo religioso. Un frate, Jorge Ortiz-Garay, levato un monito nella chiesa parrocchiale di Santa Brigida a Brooklyn, è morto due giorni dopo stroncato dal Coronavirus. Non è l’unico caso di angosciata partecipazione religiosa. Anche a Dallas, in Texas, un ecclesiastico ha definito questa epidemia come “il segno dell’arrivo dell’Apocalisse”, come preannunciato nel Vangelo di San Luca. La Chiesa evangelica francese, infine, ha organizzato un meeting di preghiera da cui è emersa la richiesta di un cambiamento nella lotta alla minaccia pandemica, anche di fronte alla misura ridotta di cui hanno sofferto alcune regioni della Francia, soprattutto nell’area più vicina al Mediterraneo. Un segno in più di nervosismo, di “fusione” fra due Grandi Paure, quella spirituale e quella economica.

L’unico gesto positivo o almeno incoraggiante è venuto da Mosca. Putin ha ordinato di ripetere come segno di conforto e di amicizia il dono inviato la settimana scorsa all’Italia. Questa volta destinatari sono gli Stati Uniti e il carico è un po’ diverso da quello approdato a Roma e accompagnato dalla dedica “Dalla Russia con amore”. In America è atterrato il cargo più grande del mondo, un Antonov-124 interamente carico di materiale medico, presentato come una parte di un progetto russo di aiuti a tutti i Paesi “in lotta contro il Covid-19”. Naturalmente non si tratta solo di un aiuto sanitario, ma anche (o almeno a Washington lo hanno interpretato così) di un segnale che qualcuno in America ha già inteso come una “esibizione di forza” o addirittura suggerimento che “almeno in qualcosa la Russia adesso può essere superiore agli Stati Uniti”. Secondo un funzionario di Washington “è molto probabile. Se la Russia non fosse superiore almeno in qualcosa, perché manderebbe contributi e perché gli Stati Uniti li accettano?”