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Dagli ai Massoni: «Tanto vale che ci mettano un distintivo giallo come agli ebrei, si farebbe prima»

 Grande Oriente d'Italia
(da Il Tempo)
Il Gran Maestro del Grande Oriente d`Italia, Stefano Bisi, vuole sfidare tutti gli iscritti ai partiti e ai sindacati del Bel Paese ad avere lo stesso grado di trasparenza che esiste ormai da anni nella massoneria ufficiale che lui rappresenta. E stigmatizza il progetto di legge 4422 di “Articolo 1 Mdp”, i bersaniani per intenderci, con primo firmatario Claudio Fava, che è il vice della Bindi in Commissione antimafia, oltre che figlio del grande Giuseppe Fava, giornalista che dalla mafia venne ammazzato brutalmente a Catania il 5 gennaio 1984.
Cosa la impressiona nel testo di legge 4422? «Che si mettono le basi per una legislazione speciale tarata sui massoni, anzi contro. E mi meraviglio che venga da gente di sinistra. Che forse non ha mai letto il più importante discorso di Antonio Gramsci in Parlamento, peraltro l’unico, in cui si diceva proprio che i segni di uno stato autoritario diventano inequivocabili quando si perseguitano gli aderenti alla massoneria. E alle libere associazioni in genere. Gramsci si starà rivoltando nella tomba per questo stillicidio persecutorio da parte della sinistra, anche dal Pd non solo da Mdp, di cui noi siamo oggetto senza alcuna colpa e senza alcuna difesa».
La legge si occupa dei politici e dice che devono dichiarare entro tre mesi dalla elezione la loro appartenenza a obbedienze massoniche. Lo trova giusto? «Premesso che i nostri elenchi e i nostri iscritti non sono segreti e che nel nostro regolamento non c’è alcunché di occulto, questo approccio legislativo è discriminatorio e consegna alcuni politici alla gogna».
La legge nel primo articolo è ancora più severa con i magistrati e gli appartenenti alle forze dell’ordine e in genere al pubblico impiego. In questi casi viene invocata l’incompatibilità. «Trovo assurdo che si dubiti di un giudice massone e della sua imparzialità solo perché iscritto al Goi e non si provi lo stesso sentimento se iscritto ad altre associa- zioni, anche sindacali e politiche. La libertà di associazione vale per tutti, noi non siamo come Calimero, non ci sentiamo in colpa».
Si può giurare sulla costituzione e per la loggia? «Ma noi i nostri iscritti li facciamo giurare proprio sulla Costituzione italiana. Un dipendente pubblico massone è come se giurasse due volte su di essa».
Perché allora c’è questo mito di segretezza che di certo non vi agevola a livello di immagine? «Noi siamo stati costretti alla segretezza sotto il fascismo. Altri fratelli hanno avuto la stessa problematica con il comunismo, attualmente sono segreti i massoni nei paesi autoritari e nelle teocrazie islamiche. Ma l’impostazione della proposta del Mdp Articolo 1, primo firmatario Fava, ha una connotazione persecutoria, e sanno di andare anche contro le regole europee».
In che senso? «La Corte europea ha condannato il Csm e la Cassazione per un`azione disciplinare contro un magistrato aderente alla massoneria. Il diritto di associazione in Europa prevale sulla regola del sospetto generalizzato».
Che non è necessariamente l’anticamera della verità? «Quello è ciò che credono i professionisti dell’antimafia. Quelli che commemorano Falcone da morto ma che da vivo sappiamo il trattamento che gli riservarono. E lui diceva che la cultura del sospetto era l’anticamera della calunnia e dell’errore giudiziario, come spesso è capitato».
Queste leggi secondo lei sono solo indice di mentalità autoritaria o vivono anche di esigenze mediatiche? «Indubbiamente anche il clima preelettorale aiuta. Come il desiderio di andare in prima pagina e di solleticare gli istinti di chi ragiona con la pancia e il sentito dire e che costituiscono ormai il mercato elettorale più diffuso. C’è una sorta di gara a chi è più forcaiolo e i massoni sono ottimi capri espiatori cui attribuire ogni genere di nefandezza. Se potessi liquidare il tutto con una battuta definirei questo tipo di iniziative politiche come proposte di legge da talk show».
Dimitri Buffa, Il Tempo 9 giugno 2017