Europee decisive: se non ci mettiamo insieme scompariamo dalla carta geografica
Prodi: “Europee decisive come il voto del 1948. Se non stiamo insieme non ci sarà futuro
“Il sovranismo non permetterà mai un accordo sui migranti. È un’assurda crudeltà. In Libia c’è una guerra folle che dura da tempo e le divisioni dell’Europa pesano. Aiutiamoli a casa loro è una balla assoluta”
“Il sovranismo non permetterà mai un accordo sui migranti. È un’assurda crudeltà. In Libia c’è una guerra folle che dura da tempo e le divisioni dell’Europa pesano. Aiutiamoli a casa loro è una balla assoluta”
Intervista di Fabio Martini a Romano Prodi su La Stampa del 21 gennaio 2019
Nella sua casa di Bologna Romano Prodi, sempre reduce da un qualche viaggio in giro per il mondo, è appena rientrato dalla Macedonia, una delle frontiere del nazionalismo europeo, dove i macedoni sono pronti ad autodefinirsi “del Nord”, pur di chiudere il contenzioso con la Grecia e il Professore commenta: tempo perso dall’Europa
Lei ha proposto che il 21 marzo si espongano dalle finestre e nelle piazze le bandiere europee, in una sorta di primavera europeista: una proposta rivolta al suo schieramento, ai progressisti?
<Davanti a Stati Uniti e Cina, non avremo un futuro, se non staremo assieme. Quella della bandiera non è una tesi di parte ma è chiamare a raccolta tutti coloro che condividono l’idea di rilanciare un destino comune, chiudendo col passato e preparando il futuro. Una chiamata al centro-sinistra ma anche al campo che era a me avverso: anche nel centro-destra ci sono europeisti. Con loro restano idee diverse sull’Europa sociale e su tanti aspetti, ma non si possono avere idee diverse sulla necessità di un’Europa che torni protagonista>.
Non teme equivoci politici in questo comune sventolio di bandiere stellate?
La vera partita in gioco?
I populisti sono sulla cresta dell’onda: se non riuscirete a trasmettere il messaggio di un passaggio epocale, non andranno ancora avanti?
Usa e Russia scommettono sulle elezioni Europee per dare un colpo all’Europa?
In queste ore sta diventando chiara una inconfessabile strategia della deterrenza rivolta ai migranti: non facciamo entrare nessuno e comunque sappiate che rischiate la pelle avvicinandovi alle coste italiane. Una strategia che non consente eccezioni, altrimenti viene meno la dottrina “pedagogica”?
Gommoni e barconi alla deriva in pieno inverno raccontano di un caos libico sempre più incontrollabile. Nel dopo-Gheddafi si sarebbero potute governare meglio le rivalità tra tribù e quanto pesano oggi le furbizie dei Paesi occidentali?
In vista delle elezioni Europee Paolo Gentiloni e Carlo Calenda caldeggiano una Lista unitaria: la convince l’idea?