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Sutop (Thriller) Capitolo 15
Leo Rasco

Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale
Any Resemblance To Real Persons Or Actual Facts Is Purely Coincidental
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Fuller street è la strada nella quale si trovava l'ambasciata italiana a Washington.

Nel 2000 è stata inaugurata quella sulla Massachusetts Avenue divenuta punto di riferimento architettonico della capitale degli Stati Uniti a detta della stessa associazione degli architetti americani che volle celebrare una sua annuale assemblea in questo edificio che ancora non era stato completato nelle sue strutture esterne.

In Fuller Street la polizia era solita chiedere l'autorizzazione all'ambasciatore italiano per poter nascondere alcuni agenti negli spazi erbosi tra la strada e la villa che conteneva l'ambasciata.

I poliziotti avevano il compito di sorprendere gli spacciatori di droga che pullulavano nella zona, a cominciare dalla 16ª strada divenuta ormai un'area off limits per la gente normale.

Chiusa l'ambasciata, venduta la villa che l'ospitava, tutta la zona aveva subito negli anni una drastica sanatoria grazie all'impegno del sindaco Anthony Williams che era subentrato al noto Marion Barry e  aveva governato e rimesso in piedi la Capitale servendo per due mandati.

Tutti i sindaci del distretto di Columbia sono neri dato che gli African Americans sono il 70% dei 600.000 abitanti di Washington.

Ma questo Marion Barry era passato alla storia non solo per i 14 anni di sgoverno della capitale federale ma anche per l'organizzazione mafiosa sulla quale aveva basato i suoi successi elettorali.

Ma tornando a Fuller Street non è che gli spacciatori fossero del tutto spariti. Semmai usavano qualche precauzione di più rispetto agli anni precedenti.

John era conosciuto per essere un tipo abbastanza ragionevole nella categoria dei drogati e pushers..

In galera c'era stato almeno quattro volte. Due anni prima era stato beccato mentre spacciava con cinquecento grammi di cocaina nelle tasche e nello zaino.

Il bello è che la giuria che doveva mandarlo in galera per qualche decennio non aveva trovato un accordo unanime e in America basta che si verifichi tra i giurati il minimo dubbio perché l'accusato, come nel caso di John, possa ritornare a fare il suo mestiere nelle strade.

John era sostanzialmente buono e quando poteva cercava di aiutare soprattutto i giovani che venivano ad acquistare dosi di eroina, anfetamina cinese e cocaina.

Trovandosi di fronte qualche ragazzo ormai avviato ad una esistenza terminale si era dato da fare per convincerlo a fare richiesta di ricovero in qualche struttura di disintossicazione.

Nella maggior parte dei casi senza risultati positivi.

Quella sera John non è che fosse molto soddisfatto di come stavano andando le cose: il mercato non tirava più come ai bei tempi e la 'roba' costava sempre di più quando dovevi acquistarla da quelli grossi.

Erano ormai le sette di sera e uno dei suoi aiutanti gli aveva portato una fetta di pizza ai pepperoni, che contrariamente a quello che credono gli italiani, sono una sorta di salame.

Smaltito il traffico dell'ora di punta, Fuller street era quasi deserta.

John individuò comunque un tale che stava arrivando dalla 16ª. Esperto com'era dell'ambiente nel quale viveva da anni, notò automaticamente che il modo di camminare del tipo che si stava avvicinando sembrava essere quello o di un ubriaco o di uno ormai fatto. Oppure tutte due le ipotesi.

Quel tale era veramente male in arnese, lunghi capellacci sulle spalle, barba incolta grigia che denotava un'età forse sui 40 vissuti molto male. Addosso vestiti ridotti a stracci maleodoranti.

"Sei tu John?", chiese l'individuo sforzandosi di sorridere con una bocca lurida.

John fece di si' con la testa, ma quel tipo proprio non gli piaceva, nonostante fosse abituato da decenni a frequentare la feccia della società washingtoniana.

"Quanto vuoi per una dose di ero, purché sia buona…"

"È più che sicura perché l'ho provata anch'io e non è stata tagliata. Dammi 40 dollari perché tanto chiudo e voglio andare a casa.

John tirò fuori dalla tasca una bustina e l'altro mise la mano all'interno della giacca.

"Mi dispiace per te ma tu a casa non ci vai e chissà dove vai…!"

Lo straccione aveva estratto una pistola con silenziatore, sparò tre colpi per essere sicuro che John se ne fosse andato al Creatore.

Rimise la pistola nella fondina sotto la giacca e al telefono disse:

"Questo è il secondo che ho fatto fuori stasera… Ditemi dove devo andare adesso, in quale strada…"

Il Washington Post, cronaca cittadina, dedicò una minima riportando che la sera precedente cinque pushers erano stati ammazzati sicuramente per qualche vendetta nello smercio della droga.
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Geremia Maldonado, professore di diritto costituzionale, noto esponente democratico, inserito in un giro internazionale di lecture pagate 100.000 dollari (viaggi e alberghi a parte), da sempre strenuo critico di Albert Smith, era semi disteso in una comoda poltrona allungabile e seguiva l'ultimo 'breaking news' della CNN.

Ormai anche su questa stazione televisiva le critiche al dittatore Albert Smith erano state rinfoderate dopo che Mark Cullinger aveva riunito alla Casa Bianca i responsabili e i direttori di testata dei principali media elettronici e a stampa. E senza mezze parole aveva fatto presente che se non si fossero adeguati agli ordini del riconfermato presidente, sarebbero scattate le chiusure totali delle loro attivita'.

Le immagini che scorrevano sul suo mega televisore mostravano migliaia di cittadini americani pazientemente in fila per sottoporsi alla vaccinazione elettronica, ovvero all'inserimento di un chip sottocutaneo.

Da giorni le televisioni trasmettevano servizi sul Messico e Colombia i cui governi erano accusati dagli americani di non far nulla per bloccare la produzione  e lo smercio della droga, in particolare la cocaina.

Geremia Maldonado non è che fosse un drogato professionale. Ma come centinaia di migliaia di intellettuali provenienti da esperienze di vita vissuta nei college più prestigiosi degli Stati Uniti non disdegnava tuttora di farsi una 'fumata', tanto per rilassarsi prima di andare a dormire.

Sposato e divorziato due volte, un paio di figli dispersi per il mondo e raramente in contatto con lui, vicino alla sessantina, con nessuna relazione stabile, aveva affittato una piccola Tudor con ingresso da Reservoir Road a soli 15 minuti di strada a piedi per raggiungere il campus di Georgetown University dove aveva la cattedra di diritto costituzionale.

Gli amici direttori del Washington Post e del New York Times da qualche mese non gli davano più la caccia per avere i suoi commenti al fulmicotone che avevano una grande massa di lettori, Albert Smith compreso.

Anche loro avevano messo il cappello dove il dittatore voleva.

Se da un punto di vista professionale Geremia Maldonado poteva sentirsi più che soddisfatto, altrettanto non poteva dire facendo il bilancio della sua vita privata.

Gli mancava un assetto stabile, una persona della quale fidarsi e sulla quale adagiarsi sentimentalmente.

Sentiva crescere il senso di insoddisfazione per una vita sino ad allora spesa in una continua rincorsa internazionale, volta a creare e confermare una immagine di alto prestigio che, tra le mura domestiche, sentiva di non avere perché, parliamoci chiaro, era tutta paccottiglia e allori fasulli.

Il campanello alla porta suonò.

Geremia Maldonado guardò il suo cronometro: era la mezzanotte passata.

Si avvicinò alla porta d'ingresso, cercò di vedere attraverso lo spioncino chi fosse che bussava a quell'ora, "Chi e'?" chiese con un tono un po' incerto della voce.

"Polizia federale, professore. Apra subito, altrimenti buttiamo giù la porta…"

Il professore ormai completamente stonato eseguì e fecero il loro ingresso nell'appartamento quattro agenti due dei quali con un gilet con sopra scritto Police.

Quello che aveva parlato si avvicinò alla poltrona e dette un'occhiata al portacenere nel quale il professore aveva schiacciato i residui della fumata.

"Molto bene; lei è in arresto per detenzione di droga. Le do 10 minuti per riempire una valigia o uno zaino."

Rivolto a uno dei due poliziotti gli indicò la scala che conduceva al piano superiore dove c'era la camera da letto e il bagno intimando al professore di seguirlo.

Geremia Maldonado cercò di raffazzonare un po' di biancheria che stivò dentro uno zaino.

Scese da basso insieme al poliziotto che lo fece entrare dentro una suburban nera che attendeva con motore acceso e vetri completamente oscurati.

Per fortuna non lo avevano ammanettato, almeno fino ad allora.

La vettura si diresse verso il Reagan airport.

Il professore di diritto costituzionale fu imbarcato su un Embraer 190 i cui posti erano quasi completamente occupati da individui che, a giudicare dalle espressioni, dovevano aver subito lo stesso trattamento di Geremia Maldonado.

L'aereo decollò e attraversata l'America atterrò a Salt Lake City. Da lì due autobus caricarono i passeggeri dell'aereo e si diressero verso il deserto dello Utah.

Il campo di ricondizionamento, come amavano definirlo le autorità, era il famigerato campo di concentramento Topaz che aveva ospitato decine di migliaia di giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale.

Centinaia di attendamenti con all'interno letti a castello, latrine centralizzate e comuni, rancio servito a orari differenziati secondo i settori del campo nel padiglione centrale.

Sezione femminile separata da un cordone di filo spinato.