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Sutop (Thriller) Capitolo 10
Leo Rasco

Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale
Any Resemblance To Real Persons Or Actual Facts Is Purely Coincidental
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Il Cosmos Club è stato fondato nel 1878 ed è il più noto circolo privato della Capitale che può vantare di aver avuto tra i suoi membri tre presidenti, due vicepresidenti, una dozzina di giudici della Corte Suprema, 36 premi Nobel, 61 vincitori della premio giornalistico Pulitzer e 55 membri che hanno ricevuto la Presidential Medal of Freedom.

Età media sui 75, nonostante gli sforzi dei dirigenti per convincere alti professionisti sui 40 a firmare la domanda di accettazione che comunque è molto selettiva.

Il Cosmos Club, come del resto il Circolo della Caccia a Roma ed altri club privati di alto livello in giro per il mondo, mette a disposizione dei propri soci camere e suite a prezzi contenuti (si fa per dire) tenuto conto dell'alto livello delle varie sistemazioni.

Geremia Maldonado aveva inserito l'indirizzo del club nella sua app UBER. L'auto a guida automatica che si era fatta trovare agli arrivi del Reagan Airport, lo scalo cittadino di Washington, arrivò all'ingresso secondario del club dove l'ospite venne accolto da un guardaportone di colore.

Erano le una mezzo del pomeriggio e il noto professore di diritto costituzionale di Princeton incrociò nella hall i membri del Washington Rotary Club che avevano la loro sede nel Cosmos e si riunivano il mercoledì alle 12:30. Le riunioni duravano un'ora spaccata perche' poi tuti dovevano tornare ai propri impegni professionali.

Avvicinatosi al ricevimento il professor Maldonado disse che era atteso dal signor Mark Cullinger.

L'impiegato alzò un telefono old style e comunicò al signor Mark Cullinger che il suo ospite era arrivato.

"Il signor Cullinger la sta attendendo nella suite numero 12 al primo piano. Per cortesia mi faccio vedere un suo documento di identità…"

Ascensore, primo piano. Mark Cullinger era sulla porta della suite numero 12 e salutò con molta simpatia il suo ospite facendolo accomodare su uno dei divani della sua preziosa sistemazione alberghiera.

"Fatto buon viaggio, professore?", chiese Mark Cullinger.

"Può andare bene un double Scotch?" aggiunse.

E cominciò a servire il liquore in due bicchieri, porgendone uno all'ospite.

Geremia Maldonado si accomodò sull'ampio divano giallo e disse: "Ho l'aereo di ritorno alle 6:30. Spero vivamente di essere in grado di prenderlo…"

Mark Cullinger, considerato il poco tempo che aveva a disposizione, attaccò subito il tema per il quale aveva pensato di chiedere una consulenza superpagata al noto docente di diritto costituzionale.

"Credo proprio di sì, caro professore. Come le ho accennato al telefono era mia intenzione poter avere un suo illuminato parere su una situazione che coinvolge in prima persona il nostro presidente.

Ma prima di tutto desidero congratularmi con lei per il successo che ha avuto la sua lecture da lei tenuta un mese fa a Roma presso l'università LUISS. Mi dicono che le vendite del suo libro, 'La fine della Democrazia Americana', stanno andando molto bene."

Geremia Maldonado era uno al quale i complimenti caramellosi e i minuetti non è che andassero molto a genio.

"Bene, eccomi qua, signor Mark Cullinger. Da dove iniziamo?"

"Tra circa due settimane vi saranno le elezioni presidenziali che si terranno in un contesto sociale molto allarmante a causa dei due massacri che ci sono stati sia a Charlottesville che nello stadio dell'Università della Georgia, con un seguito quotidiano di uccisioni di vendetta." disse Cullinger.

"Giustamente il nostro presidente ha ritenuto opportuno emanare una direttiva che ha imposto lo stato di emergenza a tutta la nazione, con il coprifuoco adottato dalla maggioranza degli stati della Federazione.

Come le è noto il nostro presidente intende concorrere riproponendo la sua persona per un terzo mandato.

La situazione nazionale è ad un punto tale di drammaticità che tutti i sondaggi effettuati danno per certo che la stragrande maggioranza dell'opinione pubblica non solo è favorevole al prolungamento per un terzo mandato alla Casa Bianca di Albert Smith, ma ritiene oltretutto giusto che siano sospese le garanzie costituzionali fino a che non sia rigenerata un'atmosfera pacifica in questa nostra disgraziata nazione.

Il 22º emendamento della costituzione, come lei mi insegna, recita:

"Nessuno potrà essere eletto più di due volte alla carica presidenziale e nessuno, che abbia occupato tale carica o svolto le funzioni di Presidente per più di due anni durante il mandato di un altro Presidente, potrà essere eletto più di una volta alla carica presidenziale. Questo Articolo non si applica a chi era in carica al momento in cui l'Articolo stesso è stato proposto dal Congresso e non impedirà a chi abbia la carica presidenziale o eserciti le funzioni di Presidente nel periodo che occorre perché l'Articolo entri in vigore, di mantenere la carica di Presidente o di facente funzione per l'intero periodo suddetto."

Come è possibile emendare l'emendamento, se mi passa il gioco di parole?"

Geremia Maldonado portò alla bocca il bicchiere con il suo whisky, si schiarì la voce e rispose:

"Questo emendamento, come lei sa bene, è stato fatto nel 1951 e approvato dal Congresso dopo la quarta conferma alla presidenza di Frank Delano Roosevelt che doveva morire poco dopo all'età di 63 anni.

Un emendamento alla Costituzione diventa inevitabilmente parte di questa. Non può essere modificato o rimosso.

Deve essere sostituito e cancellato da un altro emendamento che deve seguire la stessa trafila costituzionale di quello precedente.

Un emendamento deve essere approvato dai due terzi di ognuno dei rami del Congresso, ovvero dalla Camera dei Rappresentanti e dal Senato.

Il proposto emendamento di cancellazione deve essere mandato ad ogni Stato della Federazione per averne, attraverso il proprio processo parlamentare, un 'yea' oppure un 'nay', un sì o un no.

Per approvare un emendamento che cancella un emendamento costituzionale bisogna avere i tre quarti del parere favorevole degli Stati della Federazione. Ovvero: 38 Stati su 50.

Un procedimento né facile né veloce, a garanzia e a salvaguardia del dettato costituzionale.

Non è un mistero quindi, e glielo dico da democratico, che i tentativi fatti per cancellare il secondo emendamento che consente ad ogni cittadino di portare armi, sono andati in fumo perché non è stato possibile raggiungere la maggioranza dei 38 Stati prevista con un voto favorevole alla cancellazione."

A Mark Cullinger quel professore pomposo cominciava a stare sulle scatole. Per 150.000 $ ( il suo cachet) questo luminare di Princeton veniva a rifriggere informazioni che chiunque avrebbe potuto assumere da Wikipedia.

Cercando di contenere la sua irritazione, Mark Cullinger con un sorriso stentato interruppe il monologo di Geremia Maldonado.

"Bene, professore. Fin qui è tutto chiaro. Ma l'abbiamo chiamata non per ricordarci quali sono i passaggi tecnici per abolire un emendamento della Costituzione. Quanto piuttosto come poter attuare questo proposito in tempi brevissimi ed in una situazione drammatica quale quella che stiamo vivendo negli Stati Uniti adesso."

"Signor Mark Cullinger, giochiamo a carte scoperte anche per non perdere tempo.

Il presidente ha già deciso e non tornerà certo indietro.

Quello che è stato fatto sulla scia dell'orrore scatenato dai due massacri di segno diverso, è un vero e proprio colpo di Stato.

A questo punto ogni riferimento ad una corretta applicazione della norma costituzionale ha un suono irritante e, detto con franchezza, quasi offensivo.

Tra due settimane gli americani andranno a votare per un solo candidato che ha già trascorso otto anni nella Casa Bianca e chiede un mandato per altri quattro anni, giustificando tutto con degli episodi micidiali che hanno caratterizzato la nostra vita nazionale.

Non vi resta che mandare la Guardia Nazionale ad occupare l'aula della Camera e quella del Senato.

Albert Smith farebbe bene a farsi eleggere Dictator per sei mesi alla maniera di Cincinnato, introducendo il concetto di 'magistratura straordinaria'.

Nulla di nuovo sotto il sole. Nel 1858, prima della guerra civile, il visconte Alexis de Tocqueville, dopo un viaggio di nove mesi negli Stati Uniti, scrisse i suoi due tomi dal titolo 'La Democrazia in America', immaginando allora quello che puntualmente sta accadendo adesso.

Quando il visconte De Tocqueville parla dei pericoli che la democrazia americana avrebbe potuto correre a causa di un fenomeno degenerativo, ci lascia una definizione, 'dispotismo addolcito', che è oggi confermata da quanto stiamo vivendo ora per ora.

Secondo Tocqueville il principio democratico fa credere agli individui di avere un tipo di uguaglianza immaginaria nonostante poi nella realta' la vita sia caratterizzata da caste.

Anche se viviamo in una societa' di massa si nota un crescente aumento dell'individualismo (ognuno è piegato su se stesso) che da un lato indebolisce la coesione sociale e dall'altro induce l'individuo a sottoporsi alla volontà della maggioranza, dichiarando 'Ma chissenefrega. Facciano loro!'.

L'altro principio fondamentale della democrazia è la libertà come capacità di resistenza al potere politico. Anche se nella realta' l'individuo delega a una autorita' dispotica, rinunciando quindi all'esercizio della propria liberta'.

Conclusione: noi, popolo americano, abbiamo rinunciato ad agire in un vero contesto democratico perche' la cultura dominante e' 'this is not my business'.

Signor Mark Cullinger, dica al suo presidente che questa America ha deciso di gettare al vento le garanzie offerte da un serio regime democratico.

Pertanto si faccia altri quattro anni alla Casa Bianca, sperando che la radicalizzazione in cui vive il popolo americano non sia tale da far scoppiare una seconda guerra civile.

Per quanto mi riguarda ho deciso di eliminare delle mie lezioni all'Università ogni riferimento all'attualità politica e sociale ed ho informato i direttori delle testate giornalistiche con le quali collaboro da anni che d'ora in avanti eviterò ogni discesa nel contenzioso politico.

Gli spazi di sopravvivenza personale si sono ormai ridotti al minimo.

Penso che questo possa bastarle, signor Mark Cullinger. La saluto e ritorno all'aeroporto."

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"Non ce la faccio più, Albert. È come se fossi in prigione. Mi hai fatto mettere guardie armate ventiquattr'ore al giorno di fronte alla porta di casa. Ed ormai i tour turistici hanno cominciato a passare qui davanti, perché sono diventata una attrazione di Washington."

Eleonora piangeva disperata, ficcando le unghie laccate nel cuscino.

"Baby, io lo so cosa stai passando alla vigilia delle elezioni. Ma io non voglio aggravare la tua vita anche se tu sei la mia vita. Arriva un momento in cui bisogna fare delle scelte radicali. E le mie io le ho già fatte da tempo: Albert voglio andare… Non ho ancora deciso dove ma credo che mi trasferirò in Italia dove ho degli amici in Puglia che hanno una masseria che hanno riconvertito.. 

Ho bisogno di pace Albert, pace dentro di me, pace fuori… Questa America è terrificante per la cultura dell'odio. Nonostante le limitazioni che tu hai imposto forse non ti hanno informato della valanga quotidiana di offese, accuse, minacce di tortura e morte che mi vengono fatte sui media sociali…"

Il presidente Albert Smith ascoltava turbato per il dolore che sconvolgeva Eleonora.

Erano seduti intorno a un piccolo tavolo dove avevano consumato una cena leggera iniziata una caprese con vera mozzarella di bufala e conclusa con una piccola panna cotta.

Dopo la tragica nottata di un mese prima Albert Smith era sotto controllo medico ferreo. Gli avevano fatto capire che sarebbe stato opportuno diradare le sue visite a Eleonora Barberini con la quale condivideva un talamo che non era nuziale soprattutto perché non si era ancora completamente ripreso dalla morte della moglie straziata da un cancro che l'aveva consumata pezzo per pezzo.

Il presidente ascoltava Eleonora e si stava meravigliando nel trovare in questa splendida donna che aveva conosciuto quando era ancora una stagista presso la Casa Bianca, una persona che non credeva di avere mai incontrato.

Perché Eleonora con il suo pianto dirotto gli stava dicendo che tutta la costruzione psicologica che lei gli aveva fatto credere durante i sette anni della loro, chiamiamola, amicizia, era solo una bardatura amorosa per non gravare sul presidente con i suoi problemi di donna innamorata.

Eleonora era ora nel pieno della sua splendida maturità, il suo orologio biologico stava cliccando con sempre maggiore frequenza, voleva una tana in cui rannicchiarsi mentre il suo uomo vestito di pelli con la clava faceva la guardia là fuori. O qualcosa di simile, perché la dolce e bella Eleonora si sentiva sempre più smarrita.

"Baby, scusami scusami. Sono una stupida che si è fatta prendere da una crisi di nervi. Scusami scusami, Albert… Non voglio gravarti con le mie incertezze di donna…… Ma che stai facendo, perché ti alzi…?"

Albert Smith infatti si era alzato e la dominava dall'alto dei suoi quasi  due metri.

Eleonora, intimorita, restando seduta si torceva le mani che teneva in grembo.

Il presidente si inginocchiò e dalla tasca interna della giacca estrasse una scatoletta che aprì porgendola a Eleonora.

"Amore mio, vuoi sposarmi?"
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Breaking News

Giornalista bionda, labbra rosse, sopracciglia eliminate e ridisegnate, molto eccitata, nonostante gli anni passati in video: 


"Il presidente Albert Smith si è sposato mezz'ora fa nella cappella della Casa Bianca con Eleonora Barberini. La cerimonia, per volere del presidente e della consorte, è stata in forma assolutamente privata. Siamo informati che il presidente Albert Smith e Eleonora Barberini in seguito vogliono avere una cerimonia religiosa quando le condizioni del clima sociale lo consentiranno."