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Italia sempre più isolata: le Europee saranno una scelta sul nostro futuro


Nuovi equilibri Ue: l’Italia è isolata in Europa e la Spagna le ruba il ruolo
Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 17 febbraio 2019
Nella cronaca del viaggio del Presidente Conte al Parlamento di Strasburgo è stato, con giustificato disappunto, messo in rilievo l’attacco rivolto contro di lui dal parlamentare liberale ed ex Primo Ministro belga Guy Verhofstadt.
Un disappunto che ha sottolineato non soltanto l’asprezza del linguaggio quanto, e soprattutto, il fatto che le parole di Verhofstadt fossero rivolte contro la legittimità stessa di un leader di un altro paese. Fino a qualche tempo fa gli attacchi personali avevano infatti come ring la politica interna, anche se, in un passato molto recente, si sono avute ripetute incursioni dei governanti italiani contro il Presidente francese, incursioni che si sono spinte fino ad incontrare, e quindi legittimare, i leader politici che avevano capeggiato vere e proprie rivolte contro il Presidente Macron.
Anche se personalmente aborro questo tipo di conflittualità debbo prendere atto che essa diventerà sempre più frequente con l’estendersi dell’arena della lotta politica. In poche parole: alle elezioni europee si accompagneranno sempre di più insulti europei. Anche se può sembrare paradossale dobbiamo abituarci a considerare questi fatti come una conseguenza inevitabile della crescita comunitaria. Forse per questo motivo, pur essendo fervente europeista, non mi sono eccessivamente stupito di queste evoluzioni negative.
Sono invece stupito del fatto che il discorso del Presidente del Consiglio italiano si sia svolto di fronte ad un’aula parlamentare sostanzialmente vuota. Un vuoto che metteva  plasticamente  in rilievo il nostro isolamento. Una solitudine che costituisce la conseguenza negativa più  rilevante della nuova politica italiana. Un isolamento che è stato riconfermato dallo stesso Presidente Conte che, commentando il dibattito di Strasburgo, ha affermato che ormai l’Unione Europea è “al canto del cigno” e che tutto cambierà dopo le elezioni.
Dato che i partiti antieuropei faranno qualche progresso nelle prossime elezioni ma non controlleranno né Strasburgo né Bruxelles, queste incaute affermazioni manifestano solo il proposito che il nostro isolamento, in caso di durata dell’attuale coalizione di governo, si accentuerà nel futuro.
Abbiamo già oggi tensioni con la Germania, con la Francia, con l’Olanda, con i paesi confinanti e non operiamo in consonanza nemmeno con le nazioni che sono più vicine alle linee politiche professate dal nostro governo, come la Polonia e l’Ungheria.
Tutto questo mentre, per le nostre disastrate finanze,  avremmo bisogno di impostare una stretta cooperazione con tutti gli altri grandi paesi e con l’establishment europeo. Senza contare che con questa strategia sbagliata non potremo certo assumere di nuovo i poteri e le responsabilità che abbiamo ricoperto nella Commissione, nel Parlamento e nella Banca Centrale Europea. Ancora più grave è la progressiva perdita di quel peso politico che spesso in passato abbiamo espresso, esercitando un ruolo di mediazione e di iniziativa nella politica comunitaria, soprattutto nei complessi rapporti fra la Francia e la Germania.
Questo vuoto lasciato dall’Italia non poteva certo durare a lungo. E’ la Spagna, infatti, che progressivamente lo occupa anche se il numero degli abitanti, la dimensione e le caratteristiche del sistema economico giocano ancora a favore dell’Italia, nonostante i grandi progressi spagnoli nel turismo, nell’agricoltura e nel settore bancario.
Pur in mancanza di una struttura industriale paragonabile a quella italiana e pur in presenza di un cronico deficit nella bilancia commerciale, la Spagna sta crescendo oltre il 3% mentre noi fatichiamo a raggiungere lo 0,5% e stiamo mandando ai nostri partner europei il messaggio che non riteniamo prioritario né favorire lo sviluppo, né  controllare il deficit pubblico.
Il dialogo fra Germania, Francia e Spagna, anche se non è ancora giunto a formalizzare la costruzione di un motore europeo a tre cilindri, si sta velocemente rafforzando attraverso un’intensa attività diplomatica che non nasconde i propri obiettivi. Ancora più notevole è il fatto che tutto questo avviene nonostante il governo spagnolo si trovi in una situazione di estrema crisi, tanto che la Spagna è alla vigilia di elezioni anticipate, delle quali è tuttora difficile prevedere il risultato.
Anche in Spagna, come in Italia, il ruolo dei partiti tradizionali si è indebolito e nuovi movimenti si sono a loro sostituiti fino a fare prevedere che queste recenti formazioni possano avere una funzione trainante in qualsiasi futura composizione del nuovo governo.
Ebbene, nonostante tutto questo, la scelta europea non viene messa in discussione, qualunque sia la composizione del nuovo governo spagnolo. Tutto questo rende quindi ancora più concreta la perdita di ruolo dell’Italia in Europa, pur essendo il nostro paese uno dei fondatori dell’Unione Europea. Per questo motivo le prossime elezioni europee, più che una sfida per la primazia interna, dovranno essere una scelta sul futuro dell’Italia.